AIGI rilancia il tema delle pari opportunità nella professione legale
Alla Camera dei Deputati un confronto tra giuristi d’impresa e avvocati del libero foro su merito, governance e modelli organizzativi
di michela cannovale
Il valore delle pari opportunità come leva di crescita professionale, reputazionale e organizzativa per imprese, studi legali e giuristi d’impresa: è questo il filo conduttore del convegno promosso da Aigi (Associazione italiana giuristi d’impresa) svoltosi mercoledì 10 dicembre alla Camera dei Deputati, a Roma, dal titolo Il valore delle pari opportunità nella consulenza legale alle imprese, a cui era presente anche la redazione di Inhousecommunity. Un appuntamento che si inserisce nel percorso avviato dall’associazione sul tema, dopo un primo incontro ospitato al Senato, a conferma della volontà di collocare il dibattito nei luoghi simbolo delle istituzioni.
Ad aprire i lavori sono stati i saluti istituzionali dell’on. avv. Carolina Varchi, segretaria di presidenza della Camera e presidente del Comitato Pari Opportunità di Montecitorio, e del presidente di Aigi Giorgio Martellino. A moderare l’incontro, la responsabile Pari Opportunità di Aigi Florinda Scicolone. Nel panel sono intervenuti: la vice presidente vicaria di Aigi Wanya Carraro, la coordinatrice della commissione Pari Opportunità del CNF Lucia Secchi Tarugi, il partner di Lexia Giulio Fazio, la head of legal di Multiversity Group Chiara Gentile e la general counsel dello studio legale Legance Valentina Masi.
Il confronto si è focalizzato sull’impatto concreto delle pari opportunità sulle organizzazioni. Un tema che, come ha osservato Varchi, riguarda sempre più da vicino anche la reputazione delle imprese. Se in passato strumenti come le quote di genere nei cda sono stati percepiti come un’imposizione o addirittura come una scorciatoia, oggi il nodo si è spostato sulla capacità delle organizzazioni di valorizzare il merito, superando l’idea che la parità rappresenti un costo. Ma la vera sfida, ha sottolineato Varchi, resta quella del divario economico, ultimo fronte ancora aperto.

Un messaggio che si innesta nel percorso intrapreso da Aigi, come ha ricordato la responsabile Pari Opportunità Florinda Scicolone, sottolineando il valore del Codice adottato dall’associazione: uno strumento pensato non come dichiarazione di principio, ma come leva di cambiamento culturale. In questa prospettiva, le pari opportunità diventano un fattore che incide sull’organizzazione del lavoro, sull’accesso ai ruoli e sulla qualità delle decisioni.
Dati alla mano, il mondo dei giuristi d’impresa sembra già esprimere una significativa apertura. Giorgio Martellino ha infatti ricordato come, nel tempo, la professione abbia visto crescere in modo costante la presenza femminile, anche in posizioni di responsabilità. Secondo il presidente di Aigi, questo risultato non va letto come il frutto di vincoli normativi, ma come l’esito naturale di un riconoscimento del merito. Ma il tema delle pari opportunità – ha sottolineato Martellino – si intreccia anche con il rapporto tra giuristi d’impresa e avvocatura esterna: due mondi chiamati a collaborare sempre più strettamente, condividendo responsabilità, competenze e valori.
A offrire una chiave di lettura più ampia sul ruolo del giurista d’impresa è stata Wanya Carraro, che ha ripercorso l’evoluzione della figura, da presidio tecnico a garante di etica, sostenibilità e compliance. Un ruolo che oggi si colloca al crocevia tra diritto, economia e responsabilità sociale, e che proprio per questo non può prescindere dal tema dell’equità. Anche i numeri mostrano un aumento delle donne associate e delle professioniste in ruoli apicali: «Nel 2012, anno dell’entrata in vigore della legge Golfo-Mosca, le donne erano il 41% degli associati Aigi, mentre oggi sono il 54%. Tra le associate, erano il 23% quelle in posizione di leadership, e oggi sono il 35%. Ma allora qual è la questione?», le parole della vice presidente vicaria, che ha poi aggiunto: «La vera questione resta l’accesso ai tavoli decisionali strategici». È qui che, secondo Carraro, si gioca la partita più complessa: superare il rischio di una presenza ancora confinata in ruoli esecutivi.

Sul fronte del libero foro, Lucia Secchi Tarugi ha evidenziato come le criticità siano in parte speculari. A fronte di una sostanziale parità numerica, l’avvocatura registra un tasso di abbandono femminile particolarmente elevato, spesso concentrato nella fase in cui il carico professionale entra in conflitto con le esigenze di vita privata. «Nel 2024 ci sono state 8000 cancellazioni dall’albo, di cui oltre 5400 da parte di colleghe donne. E le cancellazioni, tra l’altro, sono superiori alle iscrizioni, il che significa che la professione sta perdendo attrattiva», ha spiegato Secchi Tarugi, facendo presente come conciliazione, legittimo impedimento, gap reddituale e riconoscimento economico di alcune attività restino nodi ancora irrisolti, e come le quote di genere continuino a svolgere una funzione di apertura degli spazi, pur non rappresentando una soluzione definitiva. «La strada è insomma la stessa per tutti – ha chiosato l’avvocata – e più impareremo a condividere difficoltà, impegni e obblighi di cura, più possibilità ci saranno per tutti. Il primo grosso problema, quindi, è quello della conciliazione vita privata-lavoro, cui si affianca il problema del gap reddituale».
La riflessione si è poi spostata sul piano organizzativo e manageriale. Chiara Gentile ha raccontato come, nell’esperienza in house, il valore delle pari opportunità emerga nella gestione quotidiana delle complessità: «Il mio lavoro – ha detto – parte dalle norme, certo, ma si realizza anche in territori meno visibili, dove si incontrano diritto, business, persone, gestione del rischio, conflitto. Nella mia esperienza ho capito che la presenza femminile non è solo questione di pari opportunità, ma anche di vantaggio competitivo, perché attraverso le pari opportunità si tengono insieme più complessità e punti di vista», dalla comunicazione strategica alla definizione delle priorità, fino alla leadership intesa non come posizione formale ma come capacità di orientare i processi. In questo senso, la diversity contribuisce a costruire quella che Gentile ha definito “eccellenza sostenibile”, basata sulla coerenza nel tempo piuttosto che su risultati episodici.
Un approccio simile è stato richiamato anche da Valentina Masi con riferimento agli studi legali strutturati, sempre più impegnati in un passaggio generazionale che richiede modelli di governance collegiali e organizzazioni di tipo aziendalistico. In questo scenario, le politiche di parità, il welfare e la trasparenza nei percorsi di crescita diventano fattori chiave di attrattività. Ma se i risultati in termini di gender mix e parità salariale sono già visibili – ha fatto presente l’avvocata – resta aperta la sfida dell’equilibrio di genere negli organi di gestione, indicato come il prossimo passo necessario.
A chiudere il confronto, Giulio Fazio, a lungo giurista d’impresa ed ex general counsel di Enel prima di spostarsi nel libero foro, ha chiamato in causa il ruolo attivo delle aziende nel promuovere la parità anche nei rapporti con gli studi legali, attraverso richieste sempre più esplicite in materia di governance, promozioni e piani di successione. La normalizzazione della maternità e il riconoscimento di stili di leadership diversi – ha osservato Fazio – hanno già dimostrato di produrre risultati concreti. Una reale parità, tuttavia, richiede anche un ripensamento del quadro normativo, in particolare sul fronte della genitorialità, affinché la cura non resti un onere squilibrato.