ADP: agli italiani piace il proprio capo
Il 45% dei lavoratori italiani afferma di lavorare sempre a stretto contatto col proprio capo e di collaborare con lui in modo positivo. Solo l’11% dei lavoratori italiani dichiara di non avere nessun rapporto col proprio capo, tanto da affermare “mi conosce a malapena”, mentre il 20% crede nel proprio boss e gli dà piena fiducia.
A rivelarlo è l’ultimo studio ADP (Automatic Data Processing) “People Unboxed” che ha intervistato 500 lavoratori italiani.
Dalla ricerca emerge inoltre che il 73% dei dipendenti in Italia ha un buon rapporto con i propri colleghi. Di questi, il 27% considera i colleghi dei veri e propri amici, con cui condividere anche momenti al di fuori del lavoro. Il 46% ci lavora molto bene e prova affetto per loro, ma senza cercare poi un coinvolgimento anche al di fuori dell’ambito lavorativo.
Tuttavia, per i lavoratori resta importante separare lavoro e affetti. Tre quarti degli impiegati italiani preferisce separare nettamente la vita lavorativa da quella domestica (78%). Nonostante ciò, quasi la metà dei lavoratori afferma che una brutta giornata lavorativa influenza la propria vita personale (46%). Il 56% degli italiani sostiene che la propria vita privata influisce sulle prestazioni lavorative (no per il 17%). Alla domanda “cosa pensi che possa impattare positivamente sul tuo benessere mentale e psicologico in tema lavoro?” il 43% degli italiani ha risposto il lavoro flessibile, ma con attenzione ancora una volta alla separazione delle due sfere.
Quanto alle motivazioni, per una significativa minoranza di lavoratori, la passione e la soddisfazione battono il compenso economico, con un quinto (21%) degli intervistati che afferma di lavorare per amore di ciò che fa. Uno su dieci afferma di lavorare perché ama l’azienda per cui lavora (12%), e un ulteriore 9% perché vuole crescere professionalmente e avanzare nella carriera. Per contrasto, oltre un terzo (37%) sostiene come la primaria motivazione sia quella di guadagnare per soddisfare le proprie necessità, e per il l’11% per potersi permettere tutto (o quasi) ciò che si vuole.
Rispetto invece alle assenze, un quinto (20%) degli impiegati italiani ritiene che non sia sbagliato “darsi malato” al lavoro quando non si ha proprio la voglia di andarci, mentre un buon 65% non è d’accordo. Tra coloro che si dicono d’accordo un 20% ritiene che i giorni ideali per assentarsi come “malati immaginari” siano 2, un altro 20% arriva a 3 giorni, l’11% rimane fermo a un solo giorno, il 15% ritiene ci si possa spingere anche a 4 ma addirittura il 19% crede che si possa anche fingere tra i 5 e i 10 giorni. Il dato italiano fa riflettere, soprattutto se rapportato anche al fatto che tre quarti (79%) degli impiegati ha confessato di aver provato spesso un malessere mentale al solo pensiero di andare a lavoro.