AAA giurista d’impresa cercasi
Nel mecato legale e tributario le posizioni in house sono oggi tra le più ricercate. Parola di chi, come Michael Page, per lavoro si occupa proprio di “cacciare” i professionisti migliori. “Il mercato ci racconta che proprio le funzioni legali di medie o grandi aziende si stanno strutturando sempre più come grandi studi legali con specializzazioni ben definite”, spiega Francesca Ricci che si occupa della divisione tax & legal.
Tra le industry che più delle altre stanno vivendo questo processo di “strutturazione” e quindi di ricerca ci sono “il settore farmaceutico e, a seguire, il digital, quello del lusso, il bancario e anche l’energy”, spiega Ricci. “E tuttavia – continua – le posizioni sono sempre in numero minore rispetto alle richieste”. Ma chi sono i professionisti che si rivolgono alle agenzie di headhunting? “I candidati che entrano in contatto con la nostra realtà sono spesso alla ricerca di opportunità che permettano una crescita professionale lineare al fine di lasciare le dinamiche di Studio che, per loro stessa natura, sono caratterizzate da una forte dose di incertezza”, rivela l’esperta.
Una carriera in house, proprio come quella di chi pratica la libera professione, deve però essere costruita con grande cura e, soprattutto, con largo anticipo. Ecco perché, spesso, una delle modalità prevalenti di ingresso in azienda è quella dal basso. “Molti giovani giuristi si avvicinano al mondo in house attraverso gli stage. Questa modalità permette una cresciata interna ma porta con sè anche dei limiti: la mancanza di specializzazione dei professionisti e una crescita economica più lenta rispetto ai compensi dei grandi studi legali”.
L’altra modalità di accesso alla professione di giurista d’impresa è il secondment. In questo modo lo studio legale ‘presta’ all’azienda-cliente uno dei suoi legali per un periodo di tempo definito. “Spesso però, al termine di questa esperienza, l’azienda trattiene la risorsa assumendola come dipendente. Inoltre, nel caso in cui non vi dovesse essere un’assunzione diretta, il fatto di aver svolto un periodo di secondment è, secondo la nostra esperienza, una chiave di accesso provilegiata al mondo in house. Il professionista, avento già vissuto il mondo aziendale, parte infatti avantagiato”, spiega Ricci.
E se invece si vuole avvicinarsi al mondo in house più tardi? “Con seniority più avanzata, e quindi con esperienza in studio, il momento migliore per fare il passaggio è entro i 30-35 anni. Il motivo è che in questa fase i professionisti sono specializzati, autonomi e hanno raggiunto una discreta visibilità nei confronti dei clienti che li aiuta a integrarsi nelle diverse dinamiche aziendali”.
Possibilità di carriera e un impiego (relativamente) sicuro sono lati positivi che devono però essere bilanciati, raccomanda l’esperta, con un’altra caratteristica del lavoro in house, per lo meno nelle fasi iniziali: “La criticità in questo passaggio può essere il compenso perché le aziende tendenzialmente pagano meno rispetto a quanto può offrire una grande law firm”.