Human leadership 4.0: la lezione di Spitzer ai giuristi d’impresa

Per l’head of legal di Santander CIB la vera leadership legale è un atto umano, fatto di giudizio, coraggio e coscienza. «Perché la vera autorevolezza, oggi, non nasce dall’avere tutte le risposte, ma dal saper difendere la domanda giusta»

di michela cannovale

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C’è un momento, nelle grandi organizzazioni, in cui il tempo si ferma. È il momento in cui i numeri non bastano, i modelli predittivi non dicono tutto, le regole non coprono l’imprevisto.

Una decisione cruciale – un contratto da firmare, un accordo da chiudere, una crisi da gestire – resta allora sospesa tra convenienza e coscienza. Gli sguardi si incrociano in sala riunioni: una voce rompe il silenzio, «Possiamo davvero farlo?», un’altra segue, «E se qualcosa va storto?».

Poi, come per istinto, gli occhi si spostano sul general counsel. Lo guardano i manager, i team leader, gli analisti, l’amministratore delegato. Non per sapere se un documento è conforme, ma per capire se la decisione è giusta.

La capacità di fermarsi a pensare

Durante il General Counsel Forum di Madrid organizzato da Ecla, dove era presente anche la redazione di MAG, Timo Matthias Spitzer ha messo in parole questa sensazione che molti in house counsel conoscono bene: «In strutture aziendali sempre più tecnologiche, automatizzate e guidate dai dati, la leadership non può – e non deve – essere lasciata ai codici. Ciò che serve è una leadership autenticamente umana, fondata sull’integrità».

Spitzer sa di cosa parla. Da executive director e head of legal di Santander Corporate & Investment Banking per Germania, Austria, Svizzera e Paesi Nordici, supervisiona ogni giorno transazioni transfrontaliere, operazioni di corporate banking e finanza strutturata.

Ma dietro le formule tecniche, vede l’aspetto più fragile – e decisivo – di ogni processo aziendale: la scelta. Come ha ricordato a Madrid, «nessuna operazione, per quanto impeccabile dal punto di vista tecnico, è sostenibile se manca una guida etica che tenga insieme persone e scelte».

In altre parole: ciò che distingue una decisione efficace da una decisione giusta non è la velocità, ma la capacità di fermarsi a pensare.

Da questa riflessione prende forma il vero nucleo del suo messaggio: il valore del dubbio come strumento di leadership. Non un segno di incertezza, ma un atto di coscienza. Non un ostacolo, ma una forma di potere. Non esitazione ma responsabilità.

Il nuovo potere del dubbio

In un ambiente regolato da procedure, dati e automatismi – o, per dirla alla Spitzer: «nelle strutture tech-centric, dove il tempo delle macchine supera quello degli uomini» – la capacità di avere ed esprimere un dubbio e quindi di fermarsi a riflettere è diventata una competenza manageriale a tutti gli effetti. Per Spitzer si tratta anzi di una responsabilità: la garanzia che, prima dell’esecuzione, ci sia una riflessione.

L’algoritmo, d’altronde, non conosce il contesto. E i dati non comprendono le persone. E la logica non basta a costruire fiducia, la reputazione, la dignità, la coerenza.

Dal palco madrileno, il professionista di Santander CIB ha invitato i general counsel a coltivare il dubbio come si coltiva una virtù manageriale. «Perché la vera autorevolezza, oggi, non nasce dall’avere tutte le risposte, ma dal saper difendere la domanda giusta».

Spitzer la chiama “integrity-driven leadership”: una guida che non si limita a far rispettare le regole, ma le riempie di significato, e che al contempo trasforma il giurista in “chief meaning officer” – colui che traduce la legge in linguaggio umano e la restituisce alla collettività aziendale come bussola di senso.

Il manifesto della leadership spitzeriana

Cosa significa, quindi, essere un general counsel dotato di una leadership “autenticamente umana” e “guidata dall’integrità”? Non chiudersi dietro il linguaggio dei contratti o dei protocolli, innanzitutto, ma accettare che ogni decisione aziendale produce onde emotive, reputazionali, sociali. È su questa consapevolezza che si fonda il manifesto della leadership umana delineato da Spitzer: quattro principi che descrivono di esercitare la leadership.

  1. Integrità prima della competenza
    La competenza è la base, ma non basta. L’integrità è ciò che rende credibile una decisione e trasparente un processo. Per Spitzer, guidare con integrità significa non limitarsi a valutare la conformità, ma chiedersi se una scelta rispetta i valori su cui si fonda l’impresa. È la differenza tra applicare una norma e assumersene la responsabilità.
  2. Empatia come forma di governo
    Riconoscere l’impatto umano delle decisioni significa prevenire i conflitti, costruire fiducia, garantire coerenza. Un general counsel empatico non “ammorbidisce” le regole: le rende comprensibili e praticabili.
  3. Tecnologia come alleata, non sostituta
    L’innovazione digitale è un’opportunità, ma anche un rischio se sostituisce il giudizio umano. Spitzer invita i general counsel a usare la tecnologia come supporto. L’obiettivo non è automatizzare il pensiero, ma liberarlo usando l’efficienza dei dati per alimentare la qualità del giudizio.
  4. Coraggio morale nell’incertezza
    Le regole non bastano a coprire ogni scenario. Il coraggio morale consiste nel prendere posizione anche quando la legge tace o l’opinione dominante spinge altrove.

Resistere al tempo

Nelle imprese di oggi, insomma, il general counsel è l’unico che può ancora dire “aspetta”. È una responsabilità sottile, quasi […]

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michela.cannovale@lcpublishinggroup.com

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