Avvocati: il dialogo che riscrive le regole della professione

Generazioni a confronto: abbiamo sottoposto un sondaggio a 1.235 avvocati d’età differente. Ecco in che modo, giovani e senior stanno trasformando gli studi legali italiani. Insieme

di michela cannovale

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Quando abbiamo scelto il tema di questa monografia, il primo passo è stato creare un sondaggio da sottoporre agli avvocati per mappare efficacemente le diverse prospettive presenti nel settore legale e offrire un’analisi significativa delle tendenze in atto. L’idea era di ricavare una fotografia che, da un lato, raccontasse la relazione tra le diverse generazioni che condividono gli stessi spazi lavorativi; dall’altro, che spiegasse in che modo queste approcciano la professione.

Ne è nato un questionario che abbiamo inviato ai primi 50 studi legali d’affari italiani (in base alle stime elaborate da Legalcommunity.it in occasione dello speciale Best 50 di MAG) e diffuso sui social. Le domande, pensate per cogliere le aspettative di carriera e le dinamiche di convivenza generazionale, sono state strutturate in sezioni tematiche su comunicazione, gestione del tempo, work-life balance, tecnologia e digitalizzazione, networking, previsioni per il futuro.

Il sondaggio ha coinvolto in tutto 1.235 avvocati, offrendo una prospettiva inedita delle differenze generazionali nella professione. I risultati, raccolti tra aprile e maggio 2025, mostrano come i giovani stiano ridefinendo l’approccio al lavoro legale.

Chi ha risposto

Il 75,2% delle risposte è stato fornito da professionisti tra i 20 e i 30 anni, ma è arricchito anche dai contributi delle generazioni più mature. In particolare, il 18,8% è costituito da avvocati fra i 31 e i 40 anni, il 3,4% da avvocati tra i 41 e i 50 e il 2% da avvocati tra i 51 e i 60. Solo lo 0,6% delle risposte è arrivata da chi ha già compiuto i 60 anni d’età.

Questi numeri parlano già da soli: evidenziano chiaramente come i giuristi più giovani siano quelli maggiormente attivi sui canali digitali e più propensi a condividere pubblicamente il proprio approccio alla professione, mentre gli avvocati senior mostrano una partecipazione significativamente minore alle piattaforme social e preferiscono probabilmente canali di comunicazione più tradizionali. C’è poi, forse, anche un dato qualitativo che si cela verso la differente reattività rispetto a un’indagine di questo genere: i più giovani sono più interessati al futuro della professione, mentre i più senior hanno già dato.

Il tempo: tra orari pesanti e nuove priorità

Contrariamente alle aspettative, i carichi di lavoro rimangono elevati in tutte le fasce d’età. Circa il 48% degli avvocati under 30 lavora 40-50 ore settimanali, percentuale che sale al 64% tra gli over 50. Tuttavia, il 32,6% dei giovani supera le 51 ore, segnalando come l’intensità lavorativa non sia diminuita rispetto a un tempo.

La vera differenza emerge nel weekend: mentre il 20,5% dei giovani non lavora mai nei fine settimana, questa percentuale crolla all’8% tra i 51-60enni. Un dato che rivela come l’anzianità porti maggiori responsabilità, ma anche come i giovani cerchino di preservare il tempo libero.

Tecnologia: nativi digitali vs esperienza consolidata

Il divario tecnologico è meno marcato del previsto. I giovani si attribuiscono competenze elevate (il 72% ha selezionato un livello di conoscenza pari a 4 e 5 su una scala di 5), ma anche i professionisti maturi mostrano buona confidenza con gli strumenti digitali. Tra gli over 60, il 62% si considera comunque competente (livello 3).

Sull’intelligenza artificiale, l’approccio “interessato ma cauto” domina tutte le età (52-75%), mentre l’entusiasmo è maggiore tra i giovani (il 32% già la utilizza) rispetto ai senior (il 16% tra i 51-60enni).

Stile e comunicazione: il dress code si allenta

L’abbigliamento rivela un cambio generazionale significativo. I giovani privilegiano il business casual (32,4%) rispetto al completo formale (22%), mentre gli over 60 mantengono una preferenza per l’eleganza tradizionale (37% completo formale).

Anche la comunicazione evolve: email e incontri di persona restano dominanti, ma i giovani integrano maggiormente le videochiamate (19,6% vs 12% degli over 50). La messaggistica istantanea rimane marginale, segno che la professionalità mantiene canali consolidati.

Work-life balance: la grande divisione

La conciliazione vita-lavoro emerge come la principale differenza generazionale (58% dei giovani la identifica come tale). Questo si riflette nella disponibilità fuori orario: il 54% degli under 30 accetta contatti solo per emergenze, mentre cresce con l’età la disponibilità totale (dal 6% dei giovani al 20% dei 51-60enni).

Paradossalmente, i momenti di socializzazione tra colleghi sono considerati fondamentali dal 44% dei giovani, percentuale che sale al 50% tra gli over 60, suggerendo che l’età porti maggiore apprezzamento per le relazioni umane.

Competenze e realizzazione: pragmatici vs idealisti

I giovani valorizzano le competenze tecniche giuridiche (35%) seguite da quelle commerciali (31%) e dalle soft skill (26%). Con l’età cresce l’importanza delle competenze di business: tra i 41-50enni, il 45% le considera prioritarie.

La realizzazione professionale per il 39% dei giovani significa “svolgere l’attività in modo soddisfacente riservando tempo per sé”, concezione che si rafforza con l’età (50% oltre i 60 anni). Un segnale che l’equilibrio vita-lavoro non è solo un’aspirazione giovanile, ma un traguardo della maturità professionale.

Verso un nuovo modello professionale

I dati che abbiamo raccolto disegnano un settore in transizione, dove i giovani non rifiutano l’impegno ma ne ridefiniscono i confini e le modalità. Emerge chiaramente come la professione legale stia attraversando una fase di metamorfosi silenziosa ma determinante, guidata da una generazione che mantiene la conoscenza tecnica come valore irrinunciabile ma la coniuga con nuove aspettative di sostenibilità personale e lavorativa.

La tecnologia rappresenta il primo banco di prova di questa evoluzione. Contrariamente ai timori di una frattura digitale insanabile, i dati mostrano come l’innovazione tecnologica possa diventare un ponte generazionale piuttosto che un elemento di divisione. L’intelligenza artificiale, in particolare, non viene vista come una minaccia al mestiere dell’avvocato, ma come uno strumento da padroneggiare con prudenza e competenza. Questa convergenza di vedute suggerisce che il futuro degli studi legali passerà attraverso un processo di adozione tecnologica graduale e condiviso.

Il tema del work-life balance rappresenta invece il cuore della rivoluzione in atto. I giovani avvocati stanno ridefinendo il concetto stesso di successo professionale, spostandolo da una logica puramente quantitativa delle ore lavorate a una visione più qualitativa dell’efficacia dei servizi forniti al cliente. Non si tratta di una rinuncia all’eccellenza, ma di una rimodulazione delle priorità che potrebbe portare a una professione più attrattiva e duratura nel tempo.

Anche la comunicazione e lo stile professionale stanno subendo un’evoluzione. L’alleggerimento del dress code e l’integrazione di nuovi canali comunicativi non rappresentano un abbassamento degli standard professionali, ma una modernizzazione delle forme che riflette un approccio meno formale. Tutto sembra suggerire che siamo di fronte non a una rottura, ma a un’opportunità di rinnovamento per gli studi, che dovranno tuttavia […]

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michela.cannovale@lcpublishinggroup.com

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