Si è dimezzata la quota di aziende mid-market prive di donne manager
Diminuisce la disparità di genere nei ruoli manageriali delle aziende del mid-market. Sempre più donne ricoprono queste funzioni. A confermarlo è il rapporto Women in Business di Grant Thornton, intitolato quest’anno Driving Diversity.
Da oltre 20 anni, lo studio analizza i progressi della rappresentanza femminile nei ruoli dirigenziali all’interno delle aziende del mid-market, e cioè quella fetta di mercato che comprende aziende che si posizionano a metà fra le piccole e le grandi imprese e che hanno un fatturato annuo tra le decine e le centinaia di milioni di euro. Si tratta di organizzazioni, quindi, che rappresentano circa un terzo dei ricavi e dell’occupazione del settore privato.
I risultati del report Driving Diversity
Report alla mano, nel 2025 le donne che ricoprono posizioni di leadership rappresentano il 34% a livello globale, mentre nell’Eurozona la percentuale sale al 35% (dati in linea con rilevazione dello scorso anno, con lievi incrementi rispettivamente dello 0,5% e dello 0,3%). L’Italia si allinea alla media europea, sebbene registri un lieve calo di un punto percentuale rispetto al 2024 (35,7%).
Nel 2025, dal punto di vista dei settori, il turismo si posiziona al primo posto a livello globale con una rappresentanza femminile del 43,2%, seguito dal settore pubblico (41%) e dall’Healthcare (38,3%).In fondo alla classifica, invece, troviamo il comparto Industrial Products, dove la presenza femminile nei ruoli dirigenziali si ferma al 28,7%.
A livello globale, il numero di imprese che non ha alcuna donna in posizioni di leadership è in netto calo; infatti, nel 2025 solo il 4,1% delle aziende del mid-market ha dichiarato di avere una leadership esclusivamente maschile, rispetto al 6,7% registrato nel 2024. In alcuni Paesi, come Cina, Indonesia e Stati Uniti, questa percentuale è addirittura scesa a zero. Anche in Italia si registra un significativo miglioramento, visto che la quota di aziende del mid-market prive di donne nei ruoli manageriali si è più che dimezzata, passando dall’8,6% nel 2024 al 4,2% nel 2025.
Le iniziative per aumentare la parità di genere
Le aziende sono sempre più sotto pressione da parte di investitori, clienti e stakeholder affinché aumentino la presenza femminile nei ruoli dirigenziali, con il rischio di perdere opportunità commerciali e investimenti se non dimostrano un impegno concreto in questa direzione. Il 77,6% delle imprese del mid-market ha ricevuto esplicite richieste per dimostrare il proprio impegno nella diversità di genere e, grazie a tale sollecitazione, il 56,3% ha effettivamente aumentato la presenza femminile nei ruoli dirigenziali. Potenziali investitori (35,2%) e clienti (31,1%) sono tra le principali fonti di queste pressioni, confermando che la diversità di genere è anche un fattore strategico per l’accesso ai capitali e la crescita aziendale. In Italia, pur con numeri leggermente inferiori, il trend è altrettanto significativo. Il 42% delle imprese ha incrementato la presenza femminile nei ruoli dirigenziali in risposta alle sollecitazioni esterne. In particolare, a esercitare maggiore pressione sono i potenziali nuovi clienti (23,2%) e le banche o enti finanziatori (21,1%), segno che l’inclusione sta diventando un parametro sempre più rilevante anche nelle valutazioni legate al credito.
A livello globale, il 99,8% delle imprese ha adottato misure per promuovere la parità di genere in almeno un processo aziendale, concentrandosi in particolare sulla parità salariale (39,3%) e sul reclutamento e la promozione delle donne nei ruoli di senior leadership (39,1%). Tuttavia, persistono carenze in ambiti fondamentali come il mentoring e il networking, adottati rispettivamente solo dal 26% e dal 25% delle aziende. Eppure, le imprese che stabiliscono obiettivi mirati in queste due aree registrano significativi aumenti nella presenza femminile nei ruoli dirigenziali, il 61,1% grazie a strategie di networking e il 50,7% attraverso programmi di mentoring. In Italia, la situazione rispecchia il trend globale. Le aziende danno priorità alla parità salariale (41,1%), al reclutamento e alla promozione delle donne nei ruoli di leadership (34,7%) e ai programmi di formazione (34,7%). Tuttavia, il mentoring (15,8%) e il networking (14,7%) rimangono strumenti ancora poco utilizzati.
“I dati del report Women in Business 2025 offrono segnali incoraggianti, come la significativa riduzione, sia a livello globale che in Italia, del numero di aziende prive di donne in posizioni manageriali”, ha commentato Roberta Cipollini (in foto a sinistra), partner di Ria Grant Thornton. “Tuttavia, il percorso verso una reale parità è ancora lungo. Il fatto che una giovane donna che entra oggi nel mondo del lavoro debba attendere oltre 25 anni prima di poter lavorare in un’azienda con una leadership equamente distribuita dimostra che esiste il concreto rischio di perdere una generazione di donne leader, privando le imprese del loro contributo e del valore che potrebbero apportare”.
Simonetta La Grutta (in foto a destra), responsabile DE&I di Bernoni Grant Thornton, ha aggiunto invece: “La crescente pressione da parte degli stakeholder, in primis investitori e clienti, sulla diversità di genere è un fattore molto positivo, perché dimostra che l’inclusione non è solo una questione etica, ma anche un elemento strategico per il successo aziendale; infatti, le imprese che adottano politiche concrete per la parità di genere non solo attraggono maggiori investimenti, ma beneficiano anche di una leadership più diversificata, che favorisce innovazione e competitività nel lungo termine”.