Amazon vince due volte davanti alla Corte di Giustizia
Amazon ha ottenuto due importanti pronunce dalla Corte di Giustizia in merito alle cause C-665/22 e C-667/22, promosse originariamente davanti al TAR Lazio da Amazon Services Europe nei confronti dell’AGCOM. Le due cause riguardavano l’interpretazione del Regolamento (UE) 2019/1150 (c.d. Regolamento P2B) ed in particolare l’obbligo previsto dalla normativa italiana a carico dei fornitori di servizi online di iscriversi in un registro specifico, trasmettere periodicamente una serie di informazioni dettagliate e versare un contributo economico.
Il team italiano di Amazon, affiancato da quello di internazionale del gruppo, è stato guidato dal Legal Director di Italia, Francia e Spagna, Pierpaolo di Lorenzo (in foto), e dal Principal Legal Counsel, Andrea Tel, che hanno lavorato insieme ai legali esterni di Hogan Lovells, Marco Berliri, Francesca Angeloni, Sabrina Borocci, Francesca Moretti, Gaia Gelera, Elisabetta Nunziante e Stefano Maccauro.
La Corte di Giustizia dell’Unione Europea, confermando le conclusioni rassegnate dall’Avvocato Generale, ha chiarito che in base al principio della libera prestazione dei servizi, l’Italia non può imporre a fornitori di altri Stati membri obblighi aggiuntivi non previsti nello Stato membro in cui sono stabiliti. Secondo la Corte, in base alla Direttiva sul Commercio Elettronico, che si fonda sull’applicazione dei principi del controllo nello Stato membro di origine e del mutuo riconoscimento, spetta allo Stato membro di origine della società dell’informazione disciplinare la prestazione dei servizi di quest’ultima, senza che il diritto italiano possa imporre requisiti ulteriori. Si tratta di un principio molto importante che avrà un impatto non solamente sulla vicenda oggetto del giudizio ma più in generale sui poteri degli Stati Membri di disciplinare l’attività di prestatori stabiliti altrove.