Puntillo: «Ora che sono al vertice dell’ufficio legale di Enel»

«L’energia è un bene essenziale. Occuparsene è un grande privilegio e al contempo una grande responsabilità»

di michela cannovale

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È stato protagonista di uno dei cambi di poltrona più rilevanti del 2023: Francesco Puntillo lo scorso giugno è salito ai vertici dell’ufficio legale di Enel, diventandone direttore legal, corporate, regulatory and antitrust affairs.

Si è trattato del primo passaggio in house per l’avvocato che, dopo la laura in Giurisprudenza alla Sapienza, una specializzazione in Corporate Finance alla Sorbona ed un LL.M. negli Stati Uniti, ha sempre collaborato con grandi studi legali nazionali e internazionali. Innanzitutto, con Allen & Overy, dove tra il 1997 e il 2001 è stato prima associate e poi senior associate. Poi, tra il 2002 e il 2006, ha ricoperto il ruolo di senior associate in Freshfields Bruckhaus Deringer. Dal 2006 al 2009 è invece stato partner dello studio legale Pavia e Ansaldo. Infine, nel 2009, l’arrivo in Gianni & Origoni, dove è diventato immediatamente partner e co-head del dipartimento Energia e Infrastrutture e dal 2019 al 2023 è stato membro del comitato esecutivo.

L’avvocato ha ora a che fare, per la prima volta in veste di giurista interno, con un’impresa che, fondata nel 1962, conta attualmente oltre 65mila dipendenti ed è presente in 29 Paesi sparsi fra Europa, America Latina, Nord America, Africa, Asia e Oceania. Un’impresa che ha chiuso il 2022 con 140,5 miliardi di fatturato (il 63,9% in più rispetto all’anno precedente, quando aveva raggiunto gli 85,7 miliardi) e 1,7 miliardi di utile. Numeri importanti, che sono il risultato dei “maggiori volumi di energia prodotti ed intermediati, dalle maggiori quantità vendute, dagli adeguamenti tariffari in Brasile, dalla maggiore energia elettrica distribuita in America Latina, nonché dall’effetto positivo dei tassi di cambio”, come segnalava a inizio 2023 una nota diffusa dal gruppo.

Per 25 anni, Francesco Puntillo ha assistito società nazionali e multinazionali quotate e non, comprese joint venture pubbliche e private, fondi infrastrutturali, fondi pensione e assicurativi in interventi di acquisizione societaria, corporate finance e private equity. Si è specializzato in operazioni straordinarie nei settori regolamentati, con particolare riferimento al settore energetico relativo ad elettricità e gas naturale, ma anche in relazione al ciclo dell’acqua, ciclo dei rifiuti e trasporti ed alle infrastrutture. Per Chambers & Partners e The Legal 500 è “one of the best energy lawyers in Italy”. Non si scherza, insomma.

MAG lo ha raggiunto per parlare del suo nuovo ruolo e di quello che ci aspetta nel settore dell’energia in Italia e all’estero. Ecco cosa ci ha raccontato.

Dopo essere cresciuto ed essersi formato da avvocato del libero foro, per la prima volta veste i panni del giurista d’impresa. Quali sono le differenze più lampanti tra il suo attuale ruolo e il precedente?

In questa veste sono coinvolto già a partire dalla fase di elaborazione della strategia del gruppo, il che mi offre una visione a 360 gradi del business. Sotto la mia responsabilità c’è sia il dipartimento affari legali e societari sia il dipartimento regolatorio sia, anche, il dipartimento di affari europei. Avere questi panorami costantemente integrati permette a me e alla mia squadra di essere efficaci e incisivi nelle decisioni di business, intervenendo in un processo end to end che parte dalla relazione con le istituzioni. Una relazione che – ci tengo a sottolinearlo – è finalizzata ad esportare le istanze aziendali e di settore fino ad arrivare alle attività di attuazione ed interpretazione.

Ci dia un giudizio a caldo su questo nuovo impegno.

È un lavoro molto intenso ma anche molto divertente. In azienda ho trovato una squadra di manager legali molto solida, coesa, preparata e disponibile. Collaborare con loro è molto stimolante e insieme potremo sicuramente fare bene.

Nel corso della sua carriera è arrivato ai vertici dei maggiori studi legali nazionali e internazionali, ha assistito molte realtà del settore energy e ha chiuso i deal più rilevanti degli ultimi 20 anni. Oggi siede in cima di una delle maggiori utility al mondo. Quali sono le criticità (e quali le opportunità) che vede attualmente nel settore Energy?

L’energia è sicuramente un bene essenziale, la cui disponibilità incide sulla vita quotidiana delle persone. Occuparsene è un grande privilegio e al contempo una grande responsabilità, che ogni giorno bisogna assolvere nella consapevolezza che la necessità di accelerare sulla strada della progressiva decarbonizzazione e della graduale elettrificazione di usi, consumi e spostamenti deve conciliarsi con l’esigenza di garantire l’accessibilità e la continuità della fornitura di energia.

Esigenza tanto più urgente in frangenti di particolari tensioni geopolitiche…

Certo, in particolar modo nell’ultimo anno e mezzo, da quando le tensioni hanno reso sempre più evidente l’importanza di diversificare le fonti di approvvigionamento riducendo la dipendenza da fornitori esterni.

Dice che in tempi di pace non sarebbe stato altrettanto evidente?

Quello che intendo dire è che quanto è accaduto e sta accadendo è un esempio di criticità che si trasforma in opportunità: sfruttare i momenti di crisi e di turbolenza che si ripercuotono sui mercati e sui prezzi delle materie prime per intensificare l’impegno verso l’autonomia energetica tramite rinnovabili e diversificazione delle fonti, meglio ancora se nell’ambito di collaborazioni tra settore pubblico e privato che valorizzano al massimo le rispettive competenze.

Nel nuovo ruolo che la vede impegnato come general counsel del gruppo Enel, è compresa fra le sue responsabilità anche la gestione dei rapporti con i vertici dell’Unione Europea. Su quali tavoli nazionali ed europei è fondamentale sedersi oggi e con quale visione per assicurare il raggiungimento degli obiettivi UE al 2050?

Nell’ultima decade, l’Unione Europea sembra aver vissuto in uno stato di fibrillazione costante: dalla crisi dell’Eurozona alla Brexit, dalla pandemia all’emergenza energetica causata dall’aggressione russa all’Ucraina. Tutto ciò, peraltro, è avvenuto con, sullo sfondo, la sfida più grande di tutte: quella climatica. L’incalzare degli eventi e il quadro in continuo mutamento, con l’emergere di nuovi competitor globali, hanno indotto l’Unione a tentare di fornire soluzioni strutturali.

Per esempio?

Beh, pensiamo solo al Green Deal e al REPower EU che, puntando sullo sviluppo delle rinnovabili e l’elettrificazione con grande attenzione alle ricadute economiche e sociali, renderanno l’Europa più sicura dal punto di vista energetico…

Cosa fare allora, secondo lei, a fronte di tutto ciò?

Davanti alla velocità del cambiamento, anche le aziende devono saper guardare avanti, proponendo soluzioni concrete per una transizione energetica che rafforzi la competitività del sistema industriale europeo e nazionale, in un quadro di sviluppo sostenibile per i cittadini e i consumatori. Ma un processo di questa portata non si realizza da soli e non si fa solo sull’onda della normativa emergenziale. È fondamentale invece la presenza di una classe di giuristi d’impresa che capisca le esigenze del business e che quindi orienti il cambiamento in tal senso.

E come lo si può mettere a punto, dunque? Su cosa sarebbe bene porre l’accento?

Noi, proprio per questo motivo, dialoghiamo costantemente con tutti gli stakeholder del Sistema Italia e, sui tavoli europei, abbiamo scambi con le istituzioni, le associazioni industriali e la società civile, ascoltando e creando insieme consenso e consapevolezza sui benefici della transizione energetica. La realizzazione dei target al 2050 deve tradursi, già oggi, nello sviluppo di una catena europea per il cleantech, e nello snellimento dei processi autorizzativi per l’installazione delle rinnovabili e per lo sviluppo delle reti, con la partecipazione delle comunità locali al valore creato.

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michela.cannovale@lcpublishinggroup.com

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