Commissione Ue: quote di genere nei cda

di Ilaria Iaquinta

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La Commissione Ue ha approvato una proposta legislativa che punta a incrementare il numero di donne nei consigli di amministrazione delle società quotate di tutta Europa.

I ministri dell’Occupazione e degli affari sociali degli stati membri hanno infatti raggiunto, a metà marzo, un “orientamento generale” sulla proposta Women On Boards, avanzata per la prima volta nel 2012 e poi rimasta in stallo negli ultimi dieci anni. La direttiva fissa un obiettivo quantitativo specifico sulle percentuali di membri del sesso sottorappresentato nei cda. In particolare, le quotate dovrebbero raggiungere, entro il 2027, l’obiettivo minimo del 40% di donne tra gli amministratori senza incarichi esecutivi oppure del 33% tra tutti i membri del cda. Le società che non dovessero raggiungere questi target, come spiega la Commissione in una nota, sarebbero tenute a: «procedere a nomine oppure a elezioni di amministratori applicando criteri chiari, univoci e formulati in modo neutro. Gli Stati membri dovranno inoltre garantire che, nella scelta tra candidati con pari qualifiche, in termini di idoneità, competenze e rendimento professionale, le società diano priorità al candidato del sesso sottorappresentato».

Una percentuale più elevata di donne negli incarichi decisionali in ambito economico dovrebbe produrre effetti positivi in tutta l’economia. Inoltre, le donne rappresentano circa il 60% dei nuovi laureati nell’Ue, dunque, l’equilibrio di genere nei cda, consentirebbe alle società di trarre il massimo vantaggio da tutte le professionalità altamente qualificate in Europa.

«La diversità non è solo una questione di equità, guida la crescita e l’innovazione. Con la nostra proposta Women On Boards, vogliamo rinfrangere il soffitto di cristallo che impedisce alle donne di talento di accedere ai consigli. E sappiamo che le leggi funzionano. Attendo con impazienza la rapida adozione della proposta», ha dichiarato attraverso i suoi canali social la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen.

Sebbene siano stati fatti diversi passi avanti verso una maggiore parità di genere nei cda, la situazione rimane disomogenea. Nell’ottobre 2021 le donne rappresentavano solo il 30,6% dei membri e appena l’8,5% dei presidenti dei consigli. Inoltre, persiste un divario considerevole tra gli Stati membri. Quelli che non hanno adottato misure specifiche avanzano molto più lentamente di quelli che hanno previsto leggi specifiche. 

L’Italia, con la legge Golfo-Mosca, è in cima alle classifiche europee per rappresentanza femminile nei cda delle quotate, che oggi supera già il 40%. Tuttavia, la percentuale di presidenti dei consigli nel nostro Paese è solo del 15%, mentre quella di amministratrici delegate è ancora più bassa: appena il 3% (fonte: Gender Diversity Inde, Ewob, l’European Women on Boards).

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