Bolzoni applica il change managament al legal
In azienda, il general counsel (gc) è un manager a tutti gli effetti. È, sì, un tecnico del diritto, ma è anche e soprattutto un dirigente chiave per lo sviluppo del business. In quanto tale, ha il compito di portare valore e innovazione e porsi alla guida del cambiamento necessario.
Per fare davvero la differenza serve disciplina, non si può improvvisare. Anche perché a ostacolare la trasformazione è spesso l’inerzia insita nella natura umana. Ne è convinto Massimiliano De Santis, gc di Bolzoni. Dopo una carriera decennale come ip lawyer nella “boutique” milanese Fusi Testa Cottafavi Canu, un’esperienza da Bird & Bird in diritto farmaceutico, e quattro anni nel dipartimento legale di Heineken Italia, De Santis ha costituito, e da due anni dirige, la funzione legale del gruppo industriale controllato dall’americana Hyster-Yale. Sin dal suo arrivo del gruppo, De Santis ha infatti applicato su ogni progetto della direzione legale l’approccio del change management. Ovvero un processo organizzativo di sviluppo che, con l’ausilio delle scienze comportamentali, fa uso di tecniche e strategie volte al miglioramento delle performance complessive dell’impresa attraverso lo sviluppo di quelle dei singoli.
«Non sono molti i legali che decidono di arricchirsi con studi economici e di management – racconta a MAG il professionista – , ma il valore di queste competenze è molto alto. Una delle esperienze formative più complete e utili che abbia completato è l’mba (master in business administration, ndr). È stata una vera leva per la carriera ma anche uno dei più efficaci strumenti per crescere come manager e guidare l’azienda attraverso un vero e proprio processo di “change management” che ha rafforzato e accelerato la diffusione della cultura legale in azienda».
La disciplina
In tutte le aree di business, la velocità e l’efficacia dei cambiamenti necessari sono fattori determinanti. E questo vale anche per la funzione legale, dove la riuscita dei piani più significativi spesso richiede un cambiamento culturale, oltre che di processo, che interessa tutti i dipendenti. «Il miglior modo per favorire un progetto di compliance è intervenire sui pregiudizi, puntando sulla condivisione delle informazioni, degli obiettivi e, più di ogni altra cosa, dei vantaggi e dei benefici – spiega De Santis – . Le policy, gli standard contrattuali e le raccomandazioni di natura legale non si impongono. Bisogna far sì che vengano comprese, accolte favorevolmente e adottate spontaneamente dalla popolazione aziendale. La diffusione della cultura aziendale va condotta con metodo. E alcuni accorgimenti sono necessari».