Smart working: per il 30% degli italiani aiuta la conciliazione personale e familiare
Il 30% degli italiani afferma che lo smart working aiuta la conciliazione personale e familiare, ma più del 40% dichiara di non poter lavorare a distanza.
Lo rivela il report ‘Produttività del lavoro e l’equilibrio lavoro-vita’ in cui si offre una diagnosi del livello di produttività in Italia e la conciliazione personale e familiare, attraverso un confronto internazionale con la Francia e la Spagna. Lo studio è stato realizzato in collaborazione con l’EAE Business School (Spagna) e l’EDC Paris Business School (Francia). Le tre Business School sono membri del Grupo Planeta Formación y Universidades.
Tuttavia, non tutti gli italiani hanno valutato lo smart working in maniera positiva: il 12,5% afferma di avere una qualità di vita peggiore e il 17% non riesce a conciliare la vita familiare con il lavoro a distanza. Sono soprattutto le donne a dichiararsi contro lo smart working rispetto agli uomini: il 15% delle donne, contro il 9% degli uomini. Queste lamentano gli aspetti negativi del lavoro da remoto legati in particolare alla gestione delle responsabilità familiari e della casa.
Il divario di genere
L’economia italiana è stata fortemente colpita dalla crisi sanitaria, con un calo del PIL del 7,8% nel gennaio 2021 rispetto allo stesso mese del 2020. Tuttavia, anche se durante la prima metà dell’anno il PIL dell’Italia è stato più elevato rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, la situazione economica ha colpito fortemente l’occupazione, e in particolare la situazione lavorativa delle donne.
In ambienti privi di spazi dedicati al lavoro (20% dei casi), o da condividere con altri familiari e figli piccoli (il 31% ha condiviso gli spazi di lavoro con figli under 12), i problemi di concentrazione sono stati l’ostacolo principale. Particolarmente vero per le donne: lo smart working ha visto le madri lavoratrici farsi carico della maggior parte delle incombenze domestiche, portando a considerare che lo smart working favorisca maggiormente gli uomini. A conferma di tale tesi: alla domanda “smart working sì o no?” il 15% delle donne è per il no (solo il 9% della controparte di sesso maschile si esprime allo stesso modo).
Questo dato conferma ulteriormente la condizione di svantaggio in cui si trovano le donne italiane: nell’ultimo rapporto del WEF – World Economic Forum, viene evidenziato come, nonostante l’Europa occidentale abbia raggiunto una percentuale del 70% della chiusura del gender gap nel sotto indice economico, “ci sono 24 punti percentuali fra l’Islanda con l’84,6%, la prima nella classifica globale, e l’Italia con il 61,9%, il livello più basso della regione”.