Pillarstone ridisegna la compliance

Si scrive compliance e si legge priorità. Il ruolo che questa materia ha nelle organizzazioni è centrale e assume nuovi significati, ampliando negli anni il suo perimetro per integrare novità regolamentari e tendenze di mercato. A seguire la materia in azienda sono i legali. A questi ultimi spetta il compito non solo garantire il pieno rispetto delle regole di legalità imposte dalla giurisprudenza, ma anche di delineare strategie che superino gli obblighi di legge, anticipandoli. Perciò nelle organizzazioni i programmi di compliance sono cantieri aperti. Così è ad esempio in Pillarstone, il fondo sponsorizzato da Kkr e dedicato al rilancio di aziende in difficoltà finanziarie, che ha appena rivisto l’architettura della compliance aziendale. MAG ne ha parlato con Silvio Cavallo, general counsel di Pillarstone. Ecco cosa ci ha detto:

 

Nell’ultimo anno la direzione affari legali è stata impegnata, oltre che sulle attività quotidiane di assistenza nelle operazioni, su un progetto di revisione della compliance con enfasi su anticorruzione, Esg e standard etici di condotta…

Il punto di partenza è stata la centralità che i temi di compliance e integrity hanno assunto per noi, che deriva da due spinte. La prima arriva da Kkr, il nostro principale investitore, che ha messo questi argomenti nel proprio Dna di gestore. La seconda deriva dalla cultura aziendale di legalità che il team legal e compliance ha costruito in questi in questi anni insieme al cda. Più in generale, la compliance e l’adozione di standard di integrità sono fondamentali per i gestori finanziari che hanno l’esigenza di mantenere alta la reputazione e guadagnare la fiducia degli investitori. Inoltre, i gestori che dimostrano di avere i più alti standard di compliance riescono anche a ottenere risultati finanziari più interessanti e ritorni più importanti.

 

Nello specifico in cosa si è articolato il progetto che avete portato avanti?

Abbiamo sottoposto a una valutazione complessiva il programma di compliance e i comportamenti delle diverse aree di attività della nostra organizzazione. Nel progetto siamo stati seguiti da un provider indipendente di servizi di anti-bribery e anti-corruption che si chiama Etisphere. In particolare, questo organismo terzo ha analizzato tutte le procedure in essere e ci ha fornito la sua opinione qualificata e basata su standard internazionali rispetto al grado di maturità della nostra infrastruttura, sia in termini di policy, che di grado di attenzione e comprensione dei colleghi su queste tematiche.

 

Cosa è emerso da questa analisi?

Intanto è stato un esercizio importante che ha messo la compliance al centro per tutti i gruppi di lavoro, visto che ha richiesto gli input delle varie funzioni. È emerso che tutti hanno già una comprensione molto articolata sia dei principali rischi che possono incontrare nella propria attività quotidiana che dei presidi specifici funzionali che possono minimizzare questi rischi. Questo è esattamente l’obiettivo che speravamo di raggiungere. Sono inoltre emersi degli spunti di miglioramento, per cui abbiamo già introdotto delle strategie concrete.

 

Stringendo lo sguardo sulla sostenibilità, che lavoro state facendo?

Un lavoro che si inserisce nel più ampio adeguamento di Pillarstone al nuovo modello che si sta affermando nell’industria finanziaria e che mette al centro i fattori di sostenibilità. Abbiamo aderito ai Principi per l’Investimento Responsabile (PRI) sostenuti dall’Onu, dunque guardiamo l’argomento da un’angolatura più generale e non solo di compliance, incoraggiando l’adozione di una serie di standard che abbiamo integrato al nostro modello di attività. Pensiamo che i fattori Esg possano avere un impatto sulla redditività degli investimenti che facciamo e quindi li facciamo rientrare nel processo decisionale con cui ci gestiamo il portafogli.

 

Questi temi stanno diventando sempre più centrali per le aziende e lo sono ancora di più per gli investitori…

È il mercato che va in questa direzione, i maggiori asset manager al mondo hanno messo la sostenibilità tra i fattori decisionali nei processi di allocazione del capitale. A fine 2020 la massa gestita da fondi Esg ha raggiunto gli 1,7 trilioni di dollari. Entro il 2025, secondo le stime di uno studio di Pwc, gli attivi Esg rappresenteranno la maggioranza degli investimenti complessivi dei mutual fund europei, per un valore compreso tra i 5,5 e i 7,6 trilioni di euro. Stiamo andando verso un modello di economia a emissioni zero e le aziende devono prepararsi a un mondo che tra 10-20 anni sarà completamente decarbonizzato.

 

 

CONTINUA A LEGGERE L’INTERVISTA SU MAG

SHARE