Adp: quasi metà delle aziende ha fornito supporto psicologico ai lavoratori
Quasi la metà (42%) dei lavoratori italiani sostiene che i datori di lavoro hanno fornito loro un supporto per la propria salute mentale durante la pandemia da Covid-19, mostrando come molte aziende siano realmente preoccupate del potenziale impatto psicologico sul personale. A rivelarlo è il nuovo studio redatto dall’Adp Research Institute dal titolo “People at Work 2021: A Global Workforce View”, una ricerca che analizza gli atteggiamenti dei dipendenti nei confronti dell’attuale mondo del lavoro e le loro aspettative e speranze future. L’Adp Research Institute ha intervistato 32.471 lavoratori di 17 Paesi tra il 17 novembre e l’11 dicembre 2020, tra cui 2000 in Italia.
L’Italia
Per il 20% dei lavoratori italiani la sfida più difficile è stata proprio la gestione dello stress, con la salute in cima alle preoccupazioni (il 21% ha dichiarato che la paura di ammalarsi ha inciso profondamente su vita lavorativa e privata).
Tuttavia, nello stesso momento, il controllo dei lavoratori da parte dei datori è aumentato. Circa un lavoratore su tre (38%) afferma come il monitoraggio della propria azienda sul proprio lavoro sia diventato più rigido, complice il lavoro da remoto.
«È bello vedere che così tante aziende riconoscano il costo psicologico ed emotivo che la pandemia sta richiedendo alla loro forza lavoro e che prendano misure costruttive per affrontarli. Tuttavia, gli sforzi per supportare il benessere mentale possono essere minati se i datori di lavoro esagerano quando si tratta di tenere sotto controllo le presenze e la gestione del tempo, rischiando di aumentare ulteriormente i sentimenti di stress e ansia dei lavoratori. È comprensibile che ora che così tanto personale lavora in remoto, i datori di lavoro sentano di dover tenere d’occhio le loro attività, ma la tradizionale giornata lavorativa dalle nove alle cinque ha bisogno di un ripensamento. Avere persone che timbrano l’entrata e l’uscita a orari specifici potrebbe non essere più il modo migliore per ottenere la massima produttività. A ogni modo, i risultati della nostra ricerca suggeriscono che molti lavoratori stanno effettivamente svolgendo più lavoro di quanto ne facessero prima e spesso senza esserne ripagati», commenta Marisa Campagnoli, hr director di Adp Italia. Per esempio, la ricerca ha scoperto che l’ammontare medio degli straordinari non pagati concessi dai lavoratori è aumentato significativamente dall’avvento della pandemia (da quattro ore a settimana siamo passati a sei ore settimanali). Il 32% dei lavoratori intervistati riferisce di aver assunto nuove responsabilità dopo che i datori hanno aumentato i tagli del personale.
È fondamentale che un’efficace strategia di comunicazione e gestione delle risorse venga implementata dai manager e dal team hr, per motivare e migliorare la produttività dei propri dipendenti e rimanervi in contatto. Obiettivi da raggiungere, orari di lavoro infiniti, richieste continue da soddisfare: spesso il lavoro può creare dei veri e propri disagi psicologici, dettati da ansia e stress. Se poi a questi vengono aggiunti i problemi personali, derivanti da una emergenza senza precedenti come quella che abbiamo vissuto e che è ancora in atto, la situazione può solo peggiorare.
Emerge quindi come il sostegno psicologico sia un primo punto fondamentale. Può essere di aiuto organizzare per i propri dipendenti anche delle sessioni di webinar incentrati su benessere fisico ma soprattutto motivazionali, come i cosiddetti “mindfulness” o “mind fitness”, ovvero corsi che esercitano la mente ad affrontare momenti di stress particolari attraverso percorsi di riflessione e allenamento mentale. «I manager devono considerare i propri dipendenti degli individui, non numeri su un foglio di calcolo. – conclude Marisa Campagnoli – Devono essere in grado di risollevare tanto il morale quanto la motivazione, dando un senso alle decisioni aziendali in modo tale che i team siano attivamente coinvolti negli obiettivi e nelle attività strategiche dell’azienda».