La Francia propone quote rosa obbligatorie ai vertici delle aziende
Imporre quote rosa ai vertici aziendali per “accelerare l’uguaglianza economica e professionale tra donne e uomini”.
È la proposta arrivata al Parlamento francese l’8 marzo, in occasione della ricorrenza della Giornata internazionale dei diritti delle donne, da Marie-Pierre Rixain – deputata del partito La République en Marche (lo stesso del presidente Emmanuel Macron) e presidente della delegazione parlamentare per i diritti delle donne.
Il testo propone di imporre alle imprese con più di mille dipendenti di pubblicare ogni anno una “fotografia di genere” dei posti dirigenziali. In particolare, il 10% delle posizioni a più elevate responsabilità dovrà essere riservato a una quota del 30% di donne entro i prossimi cinque anni e del 40% entro otto.
A dieci anni esatti dalla legge Copé-Zimmermann, che ha imposto una quota del 40% di donne nei consigli di amministrazione (cda) delle grandi e medie imprese, questo nuovo provvedimento potrebbe diventare la legge “Rixain-Castaner” entro fine anno.
Un po’ come accaduto in Italia con la Golfo-Mosca, la Copé-Zimmermann ha portato buoni frutti nei cda, portando le donne a occupare il 44,6% delle posizioni nei cda delle principali quotate sull’indice SBG 120, nel 2019 (a fronte del 10% del 2011), ma pochi miglioramenti a livello dirigenziale. Solo il 17% dei ruoli ai vertici delle aziende è occupato da donne e delle 40 società quotate sull’indice della borsa parigina, il CAC40, solo una è a guida femminile (si tratta di Catherine McGregor di Engie). E ancora, nel 2020, solo il 2% delle imprese ha dimostrato di rispettare i criteri in materia di parità di genere richiesti per legge dal 2019 alle organizzazioni con più 250 dipendenti e dal 2020 anche a quelle con più di 50 dipendenti.
«Ad oggi, la Francia è ormai il paese europeo con la più alta percentuale di donne nei cda delle quotate. Imporre quote ha indubbiamente permesso di muoversi più velocemente che nei Paesi che si accontentano di contare sulla buona volontà delle imprese – commenta a MAG Lisa Alice Julien (nella foto), counsel e responsabile del French Desk di Dentons Italy – . Tuttavia, queste nuove donne direttrici, coinvolte nelle scelte dell’amministratore delegato e nell’organizzazione delle aziende, non sono riuscite – se ne avevano il desiderio – a cambiare profondamente l’equilibrio di potere tra uomini e donne nei comitati esecutivi. Le donne dirigenti sono ancora in minoranza. All’interno del SBF120 la percentuale di donne nel comitato esecutivo è solo del 22%. Questo è certamente tre volte di più che nel 2010, ma il loro ruolo è spesso limitato alle risorse umane o alla gestione della comunicazione. Le donne ceo sono ancora molto in minoranza. Delle 120 maggiori società quotate in Francia, solo dieci sono guidate da donne. Da questo punto di vista, la Francia non è più tra i migliori d’Europa. Da qui la tentazione di rinnovare l’approccio Copé-Zimmermann, prevedendo quote di donne per le posizioni ad alta responsabilità, e la proposta di legge di Rixain».