In Bnp Paribas Cardif la diversità è certificata
di ilaria iaquinta
Certificare l’azienda per dimostrare che il suo impegno in materia di tutela della diversità è concreto e va nella direzione giusta. È una tendenza di cui abbiamo parlato precedentemente anche su MAG (N.139) e che interessa un numero sempre crescente di organizzazioni visto che è ormai risaputo che la diversity dà valore al business, ai dipendenti e anche ai clienti/consumatori.
Tra le imprese che hanno scelto di intraprendere questo cammino c’è Bnp Paribas Cardif che ha recentemente ottenuto la certificazione «gender equality» da parte dell’associazione Winning Women Institute, ente finalizzato a diffondere il principio della parità di genere all’interno del mondo del lavoro.
Il riconoscimento segue l’implementazione di un percorso intrapreso dalla compagnia assicurativa guidata dalla ceo Isabella Fumagalli, che ha portato nel 2020 all’istituzione della figura del chief diversity officer affidata a Paola Del Curatolo, cfo e membro del comitato esecutivo. MAG ha incontrato Del Curatolo per farsi raccontare l’iniziativa e parlare dell’impegno in materia diversity e inclusion di Bnp Paribas Cardif.
Cos’è la certificazione «gender equality» dell’associazione Winning Women Institute e come funziona?
La certificazione WWI del Winning Women Institute, associazione finalizzata a diffondere il principio della parità di genere all’interno del mondo del lavoro, è un riconoscimento che viene rilasciato solo alle aziende che rispettano indicatori molto stringenti sulle pari opportunità. È una sorta di “bollino rosa”, ottenuto grazie a un innovativo processo di certificazione unico in Italia, il dynamic model gender rating. Dopo una prima fase di preaudit di approfondimento sulle aree oggetto di valutazione segue una fase di certificazione vera e propria con verifica puntuale di tutti gli elementi da parte dell’auditor. Una volta accertata la conformità viene rilasciata la certificazione che ha una durata di tre anni con due audit di sorveglianza e rinnovo previsti a un anno e due anni dalla prima certificazione.
Come mai la società ha deciso di certificarsi?
Da anni Bnp Paribas Cardif, insieme a tutte le società del Gruppo Bnp Paribas in Italia, è impegnata a promuovere la valorizzazione della diversità in ambito lavorativo, inclusa quella di genere, combattendo qualsiasi forma di discriminazione e realizzando varie iniziative sul tema. La diversità per noi è sempre stata vista come valore e arricchimento culturale, in grado di stimolare e unire anziché dividere, anche grazie all’impegno della nostra ceo, Isabella Fumagalli, da anni in prima linea per costruire un ambiento lavorativo meritocratico ed equo e per favorire la diffusione di una cultura inclusiva anche fuori dall’azienda. Volevamo, però, un’opinione autorevole esterna che analizzasse in modo più scientifico come gestiamo il tema della gender equality e che ci confermasse che stiamo andando nella giusta direzione, oltre che ad aiutarci a individuare aree ulteriori di miglioramento.
Come ha funzionato il progetto?
Il progetto ha previsto una prima fase di preaudit di approfondimento di quanto fatto da BNP Paribas Cardif sulle aree oggetto di valutazione (opportunità di crescita in azienda; equità remunerativa e processi HR; politiche di gestione della gender diversity; policy per la tutela della maternità). Dopo il preaudit, WWI® ha rilasciato un documento in cui vengono concordate eventuali azioni di miglioramento suggerite per accedere alla fase di certificazione finale. WWI, al fine di garantire la massima trasparenza del processo di certificazione, ha affidato, quindi, a un ente terzo, la società di revisione contabile e auditing RIA Grant Thornton, la verifica degli indicatori già rilevati in fase di pre-audit e il soddisfacimento dei requisiti alle linee guida stabilite dal comitato scientifico WWI.
Quali persone ha coinvolto e quanto è durato il processo di certificazione?
Il processo, oltre a coinvolgermi come chief diversity officer, ha visto il grande impegno di un team trasversale di HR di tre persone. È partito a inizio 2020 ma a causa della pandemia abbiamo dovuto sospenderlo per quattro mesi, per cui si è concluso subito dopo l’estate.