Brunswick: ai dipendenti l’AD piace “social”
L’utilizzo costante dei social media diventa inevitabile anche per gli amministratori delegati (ad) che vogliono risultare trasparenti e accessibili agli occhi dei propri collaboratori. Soprattutto nei tempi che viviamo, segnati dalla pandemia e da turbolenze economiche e sconvolgimenti sociali.
Sei a uno è il rapporto dei dipendenti che preferirebbero lavorare per un’azienda con al vertice un ceo che utilizza il digitale e i social.
A rivelarlo è l’edizione 2021 del report Connected Leadership, una ricerca giunta alla sua terza edizione e condotta dalla società di consulenza strategica in comunicazione aziendale Brunswick su un campione di 6.500 dipendenti di 13 Paesi, tra cui Stati Uniti, Brasile, Regno Unito, Francia, Germania, Italia, India, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Cina e Hong Kong, Giappone e Singapore.
Per raggiungere le persone dove si trovano, considerando che il lavoro da remoto sta prendendo il sopravvento su quello in presenza, i leader aziendali dovrebbero infatti – secondo le evidenze raccolte – usare questi strumenti quotidianamente.
L’utilizzo giornaliero dei social da parte dei dipendenti supera infatti di oltre il 10% quello dei media tradizionali. Ne risulta, secondo Brunswick, che una strategia di comunicazione efficace non può non incorporarli.
Anche in Italia i dipendenti si aspettando che la leadership aziendale usi i social e i media digitali per comunicare, anche se nel 2019 solo il 15% degli ad presenti negli indici FTSE Mib, Mid Cap & Small Cap della Borsa Italiana ha avuto una presenza attiva.
In particolare, l’88% dei dipendenti del nostro Paese ritiene fondamentale ascoltare i leader in tempi di crisi. Questi ultimi, emerge dallo studio, possono costruire e mantenere la fiducia proprio utilizzando i social media. Infatti, la maggior parte dei dipendenti si fida di un ceo che utilizza i social più di uno che non lo fa. Inoltre, più della metà dei dipendenti ammette di valutare la presenza di un ad sui social prima di entrare a far parte di un’azienda.
«Nell’ultimo anno, per effetto della pandemia le persone si sono dovute allontanare fisicamente ma allo stesso tempo non sono mai state così connesse con i colleghi e i propri capi in diversi punti del mondo, grazie ai sistemi di videoconference letteralmente esplosi. La familiarità con ecosistemi digitali quali Zoom o Teams, ha accresciuto e trasformato il ruolo dei social media che sono diventati uno dei principali canali di comunicazione delle aziende e dei loro leader verso i dipendenti, i clienti e i partner – dice a inhousecommunity.it Alessandro Iozzia (nella foto a sinistra), office head di Brunswick in Italia – . Sia i dipendenti, sia gli investitori e i risparmiatori, si aspettano che i leader aziendali si adattino a questo cambio di paradigma, siano più accessibili, trasparenti e soprattutto empatici, parola chiave della crisi Covid-19. Basti pensare alle caratteristiche del nuovo social media Clubhouse, basato tutto sulla voce in diretta capace di trasmettere idee ed emozioni. I dati della nostra ricerca mostrano che questo stile di leadership, efficace e connessa, rappresenta un vantaggio competitivo per chi vuole attrarre e trattenere talenti, costruire e sostenere la fiducia ed emergere con successo dalle crisi».
Nello specifico – evidenzia il report – ai dipendenti piacerebbe che i leader aziendali si esprimessero sui social media su tematiche come: la risposta aziendale al Covid-19; il lancio di nuovi prodotti o servizi; rettifiche a informazioni non corrette riguardanti l’azienda; la mission, la vision e i valori aziendali; gli impatti di emergenze o disastri che hanno coinvolto l’organizzazione; le iniziative di diversità e inclusione; le situazioni di crisi che riguardano l’azienda; le fusioni e acquisizioni.