Calcio, la maternità è estesa alle giocatrici

di ilaria iaquinta

Chi la dura la vince. E quando ha vinto ricorda alle altre che c’è speranza per tutte.

Questo accade quando a ottenere un nuovo diritto sono donne che lavorano in un contesto fortemente dominato dagli uomini. Come il calcio.

Un anno e mezzo fa le calciatrici si facevano portavoce di una protesta sugli stereotipi e le disuguaglianze di genere in occasione dei Mondiali femminili in Francia. Partendo dalla contestazione del montepremi destinato alla competizione, le giocatrici sollevavano tematiche legate al mancato riconoscimento professionale della loro categoria, all’impossibilità di accedere a contratti di sponsorship e a compensi equi. Questioni portate all’attenzione dell’opinione pubblica mondiale, che hanno consentito loro di ottenere qualche risultato negli ultimi mesi (ad esempo, nel nostro Paese a dicembre 2019 è stato introdotto con un emendamento il professionismo nel calcio femminile). Tra questi ne è appena arrivato un altro.

Dal primo gennaio le calciatrici hanno infatti diritto alla maternità. La Fifa (la federazione internazionale che governa gli sport del calcio) e la FifPro (federazione internazionale dei calciatori professionisti) hanno annunciato a fine novembre nuove tutele per le calciatrici professioniste. Nello specifico, quest’ultime avranno diritto, in assenza di una legislazione nazionale più favorevole o di un contratto collettivo, a un minimo di quattordici settimane di congedo di maternità (almeno otto delle quali dopo il parto) e a un indennizzo pari ad almeno due terzi del compenso previsto in precedenza.

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Gennaro Di Vittorio

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