Ocse: senza politiche, il telelavoro aumenterà disuguaglianze fra imprese, territori e lavoratori
Si chiama “Exploring policy options on teleworking” ed uno studio dell’Ocse che disegna una mappa del telelavoro che conta 26 paesi, 29 aree regionali e più di 80 misure adottate. Il fil rouge che emerge è un forte rischio di ampliare le disuguaglianze tra imprese, territori e lavoratori.
Nel dettaglio, lo studio analizza il telelavoro secondo tre aspetti – replica delle condizioni fisiche sul luogo di lavoro, raggiungimento dei task da remoto, un approccio misto di smart working – e sottolinea come i gruppi più vulnerabili a livello occupazionale (donne, giovani, lavoratori a basso reddito, stranieri, professioni meno qualificate) rischiano di essere molto penalizzati senza le tutele necessarie.
Lato azienda, invece, ci potrebbero essere dei gap competitivi per alcune categorie: start-up, micro, piccole e medie imprese, aziende di settori solo parzialmente convertibili all’online o localizzate in aree non raggiunte da connessioni internet ad alta velocità. Per l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico servono azioni mirate, come norme più favorevoli, incentivi più robusti per le Pmi, rafforzamento delle competenze digitali, potenziamento dell’It e della banda ultralarga nelle aree rurali. Il tutto da attuare in un’ottica di contesto: l’approccio multidisciplinare è infatti in cima alla lista delle raccomandazione del paper Ocse.