World economic forum: cinque cose da sapere sul futuro del lavoro

Per la prima volta la creazione di nuovi posti di lavoro perde terreno rispetto alla distruzione di quelli vecchi. Una dinamica dettata dal cambiamento tecnologico e amplificata dalla crisi sanitaria. Questa situazione è fotografata dall’ultimo rapporto del World Economic Forum ‘The Future of Jobs‘.

Nello studio del 2020 si rintraccia la necessità di un approccio olistico che consideri anche la ricerca di un equilibrio nella ripartizione del lavoro tra umani e intelligenza artificiale. Una domanda – secondo il forum – che dovrebbe essere al centro dei pensieri delle aziende.

Soprattutto in un momento storico in cui la quarta rivoluzione industriale si incrocia con una pandemia globale. In questo contesto, la parola d’ordine è collaborazione sia internamente all’azienda che tra agenzie per il lavoro, enti locali e governi nazionali. Non solo, la formazione e l’aggiornamento saranno centrali, non a caso il rapporto parla di reskilling revolution.

Cinque tendenze

Fra le evidenze principali del rapporto ne emergono cinque principali:

  • L’effetto duraturo del covid sul lavoro: Il 50% dei datori di lavoro accelererà l’automazione del proprio lavoro, mentre oltre l’80% è destinato ad espandere la digitalizzazione dei propri processi lavorativi.
  • La crescita imperterrita dell’automazione: Circa 85 milioni di ruoli saranno sostituiti dall’automazione – principalmente attraverso ruoli manuali o ripetitivi.
  • Il cambiamento del panorama lavorativo: Nonostante l’attuale disruption, il rapporto prevede che entro il 2025 emergeranno 97 milioni di nuovi posti di lavoro diversi da quelli di oggi.
  • La necessità di un ibrido di soft e hard skills: Le competenze più richieste del futuro includeranno il lavoro con le persone, la risoluzione dei problemi e le capacità di autogestione come la resilienza, la tolleranza allo stress e la flessibilità.
  • Il capitale umano è sempre più importante: i datori di lavoro sono convinti del valore della costruzione del capitale umano – con il 66% che crede di tornare a investire sulla formazione dei dipendenti entro un anno.

La situazione in Italia

Per quanto riguarda l’Italia, dal rapporto emerge una spiccata consapevolezza che a quasi metà della popolazione mancano le competenze digitali, una difficoltà da parte delle imprese a trovare profili specializzati, la mancanza di occupazione in quasi la metà della popolazione in età lavorativa (il 47,1%) e, infine, che le donne hanno subito maggiormente l’impatto negativo che il Covid-19 ha avuto sull’occupazione.

In ambito di settori, la pandemia ha colpito soprattutto il settore turistico, che ad aprile 2020 ha registrato un -87% delle assunzioni. Negativi anche i dati relativi al settore manifatturiero, dove il trend non è riuscito a toccare valori positivi. In ambito tecnologico, le imprese italiane adottano finora soprattutto l’e-commerce (94%), cloud computing e big data analytics (+88%), crittografia e cyber security (+82%), robotica (+80%) e realtà aumentata e virtuale (+80%).

Gennaro Di Vittorio

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