Tutta un’altra (micro)mobilità

Bici, monopattini, scooter: l’aspetto della città italiane dopo il lockdown è cambiato. E ha due parole d’ordine: condivisione e sostenibilità. Se da un lato gli attori tradizionali dei trasporti – dai treni agli aerei al trasporto pubblico locale – stanno vivendo importanti sfide, dall’altro a livello urbano tutto un nuovo scenario si affaccia all’orizzonte. Un futuro improntato sulla micro-mobilità e lo sharing, dove le sinergie sembrano vincere sulla competizione.

Basta infatti vedere qualche dato sulla fase 2, per capire che la fase 3 delle città è una vera rivoluzione della mobilità. A Torino, ad esempio, il traffico ciclabile nella fase 2 è aumentato del 335%. Sono 15.000 invece i monopattini elettrici e bici in sharing previsti a Milano e Roma nel corso del 2020. Sempre nel periodo compreso fra inizio maggio e inizio giugno il servizio BikeMi – il servizio di sharing della città di Milano – ha registrato un incremento di utilizzi del 300% rispetto al periodo di lockdown e una crescita del 276% degli abbonamenti.

Una tendenza che si riscontra anche nel portafoglio degli italiani. Come riporta Revolut, fra gli esercenti che hanno registrato maggiori incrementi dopo il 18 maggio 2020 ci sono gli attori della sharing mobility urbana (nel dettaglio: Dott +448%, Helbiz +167%, Enjoy +82%). Insomma, come sostiene in una nota Luigi Onorato di Deloitte, «il cambiamento indotto dal Covid-19 accelera il processo di evoluzione della nuova mobilità e ne richiede allo stesso tempo la definizione di un piano strategico in grado di valorizzare le diverse soluzioni: car sharing, auto connesse, noleggio a lungo termine, micro-mobilità».

A tutto sharing

Se durante il lockdown la domanda di servizi sharing è calata dell’80%, secondo quanto riporta l’Osservatorio Nazionale Sharing Mobility, nella fase tre tutto sembra in ripresa. Si nota anche un recupero del car sharing che registra 30 punti percentuali in più a maggio 2020. Nel caso di Share Now – uno dei principali attori di questo servizio – uno stop non c’è stato neanche durante la fase 1. «Dal punto di vista legale, sicuramente la principale implicazione è stata quella di adottare correttamente le direttive del governo soprattutto nella fase del lockdown. Decidere di mantenere attivo il servizio in un momento in cui non era consentito effettuare spostamenti è stato un azzardo, molti operatori dello sharing hanno preferito sospendere le attività», racconta a MAG Andrea Leverano, Regional Operations Director South West di Share Now.

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Gennaro Di Vittorio

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