Philip Morris: dal tabacco al disinfettante per le mani

01di ilaria iaquinta

Riconvertire parte dell’attività produttiva per rispondere alle esigenze sanitarie create dall’emergenza Covid-19. È un’attività che negli ultimi mesi ha interessato diverse aziende, di tutte le dimensioni e i settori di mercato. Alcune hanno prodotto mascherine, altre camici o materiale per il personale medico, e altre ancora gel disinfettante per le mani. Tra queste ultime Philip Morris.

La filiale italiana del gruppo svizzero del tabacco ha infatti prodotto – con la collaborazione dell’Agenzia regionale per la prevenzione, l’ambiente e l’energia dell’Emilia-Romagna (Arpae) – 3mila litri di antisettico per le mani per poi distribuirlo gratuitamente alle aziende sanitarie e case di residenza per gli anziani dell’Emilia. Un progetto che ha preso vita in risposta alla chiamata alle armi per le aziende private da parte della regione per far fronte alla carenza del prodotto sul territorio, concretizzatasi in una delibera contente le linee guida per la realizzazione dei preparati.

L’iniziativa ha richiesto la parziale riconversione temporanea di una parte della produzione dello stabilimento di Crespellano (provincia di Bologna), il principale centro manifatturiero di Philip Morris International per i prodotti di nuova generazione. Un nuovo assetto che ha occupato per cinque giorni lavorativi tre locali della fabbrica e un team di lavoro di circa dieci persone che ha collaborato fianco a fianco con una risorsa di Arpae e un farmacista. Quest’ultimo, in particolare, «ha validato le materie prime da utilizzare nel processo produttivo, avviato in presenza la produzione delle prime due taniche, successivamente ha verificato la corretta esecuzione dell’interno processo e infine la conformità del preparato», racconta a MAG Chiara Di Giglio (a destra), legal analyst di Philip Morris Italia, che ha seguito gli aspetti legali della riconversione insieme a Laura Zanettini (a sinistra) direttore affari legali di Philip Morris Manufacturing & Technology Bologna, affiliata a cui fa capo la fabbrica di Crespellano.

Gli aspetti legali della riconversione

La riconversione ha sollevato una serie di tematiche legali che per l’azienda, sono state presidiate, senza il supporto di consulenze esterne, dalle due giuriste in house.

«Il punto focale per noi non è stata tanto la riconversione in sé, quanto l’ambito nel quale ci saremmo mossi, non essendo un’azienda che opera nel comparto sanitario e soprattutto perché la preparazione di questo prodotto non è ai fini commerciali. Nel variegato panorama normativo in vigore non c’è nulla che riguardi le donazioni, tutto è incentrato sulla commercializzazione dei prodotti. Per avviare questo progetto quindi è servita un’unione di intenti tra noi, Philip Morris, la regione e l’Arpae», spiega Di Giglio. La giurista riferisce inoltre che tra gli aspetti considerati per completare il dossier c’è stato anzitutto uno studio di fattibilità del progetto da parte della direzione legale.

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Gennaro Di Vittorio

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