Leonardo: sì alle legal operations

Tra le direzioni affari legali del nostro Paese che hanno scelto di investire nelle legal operations c’è Leonardo. Con l’ingresso del general counsel Andrea Parrella nel 2014, l’ex Finmeccanica ha iniziato a costruire una piccola squadra dedicata esclusivamente alla gestione di processi e attività.

Sei anni dopo, in Leonardo le legal operations sono anche un modus operandi, racconta a MAG Parrella. Alla squadra di tecnici che si occupa dell’ottimizzazione dei servizi, si aggiungono a fisarmonica i professionisti delle varie divisioni della direzione affari legali, per farsi portavoce dei bisogni dei colleghi e porsi come punto di riferimento per le tematiche specialistiche. È così che le risorse dedicate specificatamente alle operations garantiscono il presidio costante di una funzione strategica per il legal in azienda e le componenti variabili servono a non pietrificare l’unità nella fissità, assicurando il pensiero laterale che va esercitato quando si efficientano i processi.

Ne abbiamo parlato con parlato con Parrella, ecco cosa ci ha detto:

 

Come mai e da quando Leonardo sta investendo nelle legal operations?

È un processo che origina molto indietro nel tempo. Il tentativo di efficientare i processi è una pulsione naturale di tutta la mia carriera. L’introduzione più puntuale delle legal operations e di una serie di piattaforme dedicate all’analisi dei dati per ricavare dei kpi di riferimento ha lo scopo di migliorare la qualità del servizio erogato al cliente interno. È un’opportunità per rendere più efficace e soprattutto più concentrata l’attività del team che si occupa di questioni di merito. Quest’ultimo, ricevendo immediatamente un dato elaborato da altri, può dedicarsi ad analizzarlo e lavorarlo senza dover destinare tempo alla fase iniziale.

 

Da quanti anni avete un team dedicato alle legal operations?

Dal mio ingresso in Leonardo, quindi dal 2014, anche se a livello di profilo organizzativo vi sono ancora alcuni aspetti che necessitano di una messa a punto. 

 

In che senso?

Allo stato attuale le risorse strettamente dedicate e qualificate sono circa una decina, alle quali si aggiungono, a seconda delle esigenze e delle tematiche trattate, altre persone non in modalità full time. È un processo in via di evoluzione, ma non sono ancora convinto che dovremmo arrivare alla individuazione formale di un team profilato in modo esclusivo sulle legal operations.

 

Come mai?

È un po’ una mia visione generale. Io temo che l’eccessiva specializzazione settoriale faccia perdere di vista il tutto. Credo possa essere più efficace ed efficiente avere una struttura con una visione più ampia e non per silos. Al momento l’unità organizzativa dedicata alle legal operations funziona adeguatamente. Poi certamente tutto è sempre perfettibile…

 

Che benefici economici avete tratto dalle legal operations?

Di vario tipo. Le faccio un esempio. Grazie all’uso di piattaforme interne abbiamo efficientato la messa a punto di documentazione intelligente, da cui ricavare dati in tempi reale. Ormai abbiamo una capacità di gestione autonoma degli aggiornamenti di database internazionali e di estrazione dei dati. Questo ci ha permesso di eliminare nel 2020 una importante voce di costo.

 

Quali sono invece i benefici di natura organizzativa?

Le legal operations creano le migliori condizioni secondo il famoso motto unicuique suum, a ciascuno il suo. Gli avvocati possono non dedicarsi, e non dico “perdere tempo su” perché in azienda il tempo che si passa a lavorare non è mai perso, a tematiche ritenute di minore rilievo per la loro professione e concentrarsi sulle attività squisitamente legali.

 

Torniamo sul team. Che competenze e professionalità hanno le persone dedicate esclusivamente alle legal operations? Sono avvocati o ingegneri?

Le risorse dedicate nel tempo si sono maggiormente formate soprattutto sul fronte del controllo di gestione. Non abbiamo ingegneri, ma personale diplomato e laureato in materie giuridiche o economiche.

 

Come funziona invece il “plug-in” di altre risorse della direzione?

Il “plug-in” funziona nel senso che nell’ambito di ciascuna unità organizzativa maggiormente esposta alle legal operations esistono delle risorse che hanno avuto una formazione sul tema specifico della gestione delle piattaforme. Sono legali che hanno accesso alle piattaforme e che possono anche lavorarci dentro. La condivisione del loro expertise legale con quello dei tecnici è preziosa. E non manca l’apporto fornito anche da colleghi under 30.

 

Che strumenti di lavoro ha il team?

Diversi. Alcuni dedicati in via esclusiva, altri condivisi con le altre funzioni. Per esempio, il team compliance dispone dal 2015 di una virtual data room multipartner per il processo di monitoraggio delle due diligence. Seguiamo la formazione attraverso “Hr evolution”, lo strumento sviluppato internamente per l’attività di analisi del rischio. Utilizziamo un data base unico per la gestione di terze parti commerciali e un data base sui pareri legali per promozioni/consulenze commerciali. Accediamo a banche dati quali Cribis/D&B, Thomson Reuters e Visual Compliance, quest’ultimo per la parte trade. Nell’ambito anticorruzione viene utilizzato un data base dei pareri legali sulla normativa anticorruzione nei Paesi in cui Leonardo è presente. Infine, per le attività lato penale disponiamo di un tool informatico per la gestione dei procedimenti e degli incarichi conferiti con valutazione delle pratiche oltre all’accesso diretto banche dati.

 

Come interagisce il team di legal operations con la direzione legale e con le altre funzioni aziendali?

Non avendo una catalogazione specifica, il team agisce in modo circolare all’interno delle singole funzioni della direzione legale, sia all’esterno. Per esempio si relaziona con il dipartimento Hr per i processi di formazione e la gestione degli strumenti dedicati alla formazione di cui ho appena parlato.

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Gennaro Di Vittorio

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