Deloitte: da covid-19 cambio di paradigma per imprese private
Prima della diffusione del Covid-19, un’impresa su due, attiva in Italia e in Europa, affermava che la cultura del risk management era diffusa all’interno della propria organizzazione. I principali rischi identificati erano di natura operativa, percepiti come i più concreti e di maggiore portata per l’organizzazione.
Si legge nel report “Covid-19 – Il cambio di paradigma per le aziende private” di Deloitte.
La prima azione indicata da Deloitte per la gestione delle risorse umane in tempo di epidemia è l’istituzione del lavoro agile, come conferma l’82% delle imprese intervistate in un recente sondaggio della società di consulenza. Per far ciò, le aziende hanno dovuto adottare strumenti per il lavoro online (67%) o rendere disponibili i propri servizi all’interno di piattaforme digitali esistenti (59%). In quest’ottica vanno lette anche le previsioni di un sostanziale aumento della spesa per le infrastrutture tecnologiche anche a supporto delle videoconferenze che consentono la collaborazione all’interno dell’azienda.
Il peggioramento delle performance aziendali è ormai una certezza per molte aziende in Italia e all’estero, secondo gli esperti. Deloitte spiega infatti che si stima infatti che il 20% delle imprese nel mondo stia già riscontrando problemi di liquidità che mettono a repentaglio la continuità aziendale e, se la situazione non migliorasse, la percentuale continuerebbe a crescere.
Inoltre il rapporto sottolinea come la natura interconnessa e globale renda i sistemi di approvvigionamento e distribuzione sempre più vulnerabili a shock esterni, esponendoli a maggiori rischi e riducendo il margine di tolleranza di un errore in caso di ritardi o interruzioni della catena. A livello globale, spiega il report, circa il 75% delle imprese ha già accusato un impatto sulla propria supply chain a causa delle restrizioni logistiche legate all’epidemia Covid-19.
Un ulteriore elemento di attenzione secondo Deloitte è costituito dalla forte domanda di servizi e beni digitali. Nella seconda settimana di lockdown in Italia, la domanda di shopping online è cresciuta del 147% rispetto alla prima settimana di blocco. Già da prima della crisi, tuttavia, l’accessibilità era identificata come leva per l’acquisto al pari di prodotto e prezzo da un consumatore su due.