Industria 4.0: in Toscana investimenti ok ma poche competenze

Funzionano gli incentivi previsti nel piano Industria 4.0 per l’ammodernamento dei mezzi e dei processi aziendali, ma a mancare sono le skills specifiche in termini si organizzazione e risorse umane per gestire la transizione.

È ciò che emerge dai risultati di una ricerca (attualmente un unicum in Italia in quanto a metodologia e livello di approfondimento) commissionata dalla Regione Toscana alle università di Firenze, Pisa e Siena, che hanno intervistato direttamente un campione fatto da 421 imprenditori e manager di aziende toscane, scelte tra quelle selezionate dall’Irpet come “dinamiche” (i requisiti: bilanci in crescita o in pareggio negli ultimi tre anni, internazionalizzate, con pregressi rapporti con la Regione sul tema dell’innovazione).

Dalle parole di Lorenzo Zanni, docente di Economia e gestione delle imprese all’Università di Siena, emerge la discrasia: molte aziende toscane hanno usufruito degli incentivi statali per modernizzare macchinari e sistemi informatici, e anche la cultura manageriale risponde positivamente alla sfida 4.0. Ma ad essere carenti sono le competenze specifiche e le risorse umane necessarie per farle fronte.

Tra le motivazioni c’è sicuramente la peculiarità dell’industria toscana, formata in gran parte da realtà che fanno ancora dell’artigianalità una componente essenziale (tessile, pelletteria, calzature, oreficeria, nautica, marmo), ma anche e soprattutto nell’incapacità di molti soggetti di prepararsi per tempo ad “accompagnare” il processo di innovazione: non solo le imprese stesse (solo il 20% di queste ha collaborato con centri di ricerca), ma anche le istituzioni e delle associazioni di categoria.

Gennaro Di Vittorio

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