Parità di genere. Italia ben piazzata nel Bloomberg gender-equality index 2020
Voto 10 all’Italia. Come il numero di aziende italiane che si sono distinte tra le 325 in rappresentanza di 42 Paesi segnalate da Bloomberg, nell’edizione 2020 del Gender-equality index (Gei). Un successone per il Belpaese almeno per due motivi: la crescita su base annua delle organizzazioni degne di menzione (da quattro a dieci) e il sorpasso della media matematica di aziende per singolo stato (pari a 7,7).
Tra le imprese nostrane il cui impegno e le cui azioni in materia di parità di genere sono state valutate positivamente da Bloomberg si confermano, rispetto allo scorso anno, Intesa Sanpaolo, Mediobanca, STMicroelectronics e Terna. Le new entry sono invece Acea, Enel, Hera, Poste Italiane, Snam Rete Gas, Ubi Banca e Unicredit.
In particolare, il Gei ha monitorato le performance finanziarie di 6mila società, operanti in 84 nazioni e nei settori più disparati, selezionando solo quelle che hanno dimostrato, policy uomo-donna alla mano, di essere seriamente impegnate, rappresentate e trasparenti. Cinque i parametri considerati: leadership femminile e pipeline di talenti, parità salariale, cultura inclusiva, politiche contro le molestie sessuali e riconoscibilità del brand come sostenitore delle donne.
Complessivamente, nelle 325 aziende incluse nel Gei le donne costituiscono il 43% della forza lavoro. Nel dettaglio rappresentano il 37% del middle e il 27% del senior management, il 19% degli executive e solo il 6% dei ceo. Tra queste, il 28% siede nel cda, il 44% ha ricevuto una promozione negli ultimi 12 mesi. In ogni caso, il 39% delle aziende prese in considerazione ha definito e reso pubblici i target che incrementeranno la leadership femminile negli anni a venire. Tornando al 2019, le donne hanno rappresentato il 44% delle neo-assunzioni. Inoltre, il 73% delle imprese ha messo a punto delle politiche di selezione del personale attente alla diversità di genere.
Per quanto riguarda la parità salariale, il divario di genere è ancora, in media, del 19%. Una cifra che dovrebbe ridursi gradualmente considerando che il 16% delle imprese conduce dei programmi specifici per ridurre il gap e che il 27% si è impegnato a pubblicare nelle relazioni societarie annuali le metriche sul divario di genere.
Tra le misure che testimoniano invece che la cultura dell’impresa è realmente inclusiva ci sono le politiche di maternità e paternità, i benefit sanitari e quelli destinati alla famiglia e la mappatura costante delle percezioni diffuse tra dipendenti e dirigenti.
L’81% delle imprese ha adottato delle policy ad hoc contro le molestie sul lavoro. In media, le imprese conducono sulla popolazione aziendale formazione sull’argomento ogni anno.
Come dimostrano invece le aziende della lista il sostegno alle donne? Tramite campagne pubblicitarie che rifuggono dai pregiudizi di genere (78%), prestando attenzione alle richieste della clientela femminile, selezionando accuratamente nuovi prodotti e fornitori, promuovendo la partecipazione del genere meno rappresentato alla vita lavorativa in prima persona o sostenendo le organizzazioni no profit che ne hanno fatto la propria ragione di vita e conducendo programmi di formazione per le donne.