Intelligenza Artificiale: bisogna giocare d’anticipo

Negli ultimi anni abbiamo tutti dovuto entrare in qualche modo in contatto con il concetto di intelligenza artificiale. La nostra base di conoscenza iniziale era puramente teorica, se non addirittura immaginaria: la letteratura fantascientifica dell’ultimo secolo, da Asimov in poi, aveva senz’altro spianato il campo a una miriade di suggestioni sul futuro e sui limiti talvolta sfocati dell’interazione uomo-macchina.

E oggi, nonostante diverse forme di intelligenza artificiale siano ormai entrate a far parte delle nostre routine quotidiane (attraverso gli smartphone, le caselle email, i siti web che visitiamo, e in molte delle interazioni con il mondo che ci circonda), permane ancora in tanti di noi una certa sensazione di inafferrabilità e di timore nei confronti delle prospettive future dell’intelligenza artificiale. E a soffrire questo “pregiudizio” più di chiunque altro rischiano di essere le aziende: soprattutto quelle operanti nei settori più aperti all’invasione dell’IA nel prossimo futuro.

Proprio l’intelligenza artificiale, e quindi la “digital revolution” che a breve le imprese dovranno affrontare per rimanere nel mercato, sono stati i temi di un convegno organizzato dallo studio legale Dla Piper, in occasione del lancio di una nuova pubblicazione, edita da Wolters Kluwer: un breviario e una guida per le aziende che vogliono fare il punto sullo “stato dell’arte” nel campo dell’IA e, soprattutto, apprendere come gli scenari normativi e commerciali stanno rispondendo all’emersione di quest’ultima. I due panel del convegno hanno riunito quindi stakeholder del mondo legal e del mondo business: sotto la moderazione di Roberto Valenti, Alessandro Ferrari e Giulio Coraggio, partner di Dla Piper, sono intervenuti Silvio Cavallo, general counsel del fondo Pillarstone, Gabriele Mazzini, legal and policy officer della Commissione europea, Tania Orrù, dpo e senior legal manager di Brunello Cucinelli, Luisella Giani, Emea industry strategy director di Oracle, Fabio Moioli, head of consulting & services di Microsoft Italia, Luca Sacchi, head of strategic innovation di Piaggio, Stefano Galli, partner di Sprint Reply e Antonella Loporchio, vp product & segmet marketing di Wolters Kluwer Italia.

LA QUESTIONE SICUREZZA

Dalle testimonianze delle aziende presenti, è emerso che l’applicazione dell’IA che più metterà alla prova le aziende è quella illecita. «La minaccia degli attacchi informatici è ormai descritta da tutti gli addetti ai lavori in termini di inevitabilità», spiega Silvio Cavallo. Lo scenario horror, tratto da una storia vera, è il seguente: il cfo della filiale inglese di un gruppo energetico tedesco riceve una chiamata dall’amministratore delegato del gruppo, che gli chiede urgentemente un bonifico verso un certo conto corrente. Il cfo esegue. Per poi scoprire che dall’altro lato della cornetta non c’era l’ad, ma un software del genere “deepfake”, che aveva usato l’IA per imitare alla perfezione la voce e l’accento dell’ad in questione. Il danno? Poco meno di un milione di euro.

Sembrerebbero quindi fondati i timori verso l’ingresso dell’IA nelle nostre vite. Ma fino a che punto?

È vero che, come testimonia Cavallo, il 90% delle società ormai subisce attacchi informatici (soprattutto phishng, di cui l’esempio appena descritto rappresenta un’evoluzione hi-tech) e che nel 30% dei casi gli attacchi portano addirittura a una compromissione del sistema informatico aziendale. Ma, secondo i presenti, sarà la stessa IA che potrà fornire ai sistemi di cybersecurity i mezzi necessari per far fronte all’evoluzione degli attacchi informatici. E proprio la cybersecurity diventerà sempre più un asset fondamentale per le aziende anche dal punto di vista competitivo: basti pensare come a ogni uscita di un nuovo iPhone aumentino le pubblicità che puntano, più che sulle funzionalità o la qualità del prodotto, sulla sua impenetrabilità e sulla tutela dei dati che racchiude. Lo stesso discorso vale per le operazioni finanziarie: la “cybersecurity due diligence” comincia ad essere una parte importante di molti deal.

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Gennaro Di Vittorio

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