Un italiano nel global team di Netflix

Se dovesse indicare un solo aggettivo per definirsi, Giammarco Cottani, neo director global tax policy di Netflix, sceglierebbe “curioso”. La curiosità di scoprire nuovi mondi e di interpretare la professione fuori dai canoni ordinari è, a suo avviso, una delle sue principali qualità.
Di certo, il percorso professionale dell’ex socio dello studio Ludovici Piccone & Partners è fortemente caratterizzato dall’internazionalità. Si potrebbe dire che la sua è una vera e propria vocazione esterofila. Un’inclinazione che affonda le radici nell’infanzia, quando da bambino vedeva viaggiare spesso i suoi genitori per lavoro, e rafforzatasi ai tempi dell’università. «La prima volta che ho sentito parlare di fiscalità internazionale mi trovavo a Oslo per il progetto Erasmus, era il ’99 e avevo 21 anni. Un professore fece una bellissima lezione sul concetto di stabile organizzazione applicata al settore marittimo, una industry molto rilevante in Norvegia, e lì capii che dovevo trovare un modo per prolungare la mia esperienza all’estero per diventare un professionista completo. Esporsi a tematiche internazionali significa portare valore aggiunto anche su quelle di carattere interno, soprattutto nella fiscalità internazionale, che presenta grande comunanza di principi», racconta a MAG Cottani.

A sugellare l’internazionalità della sua carriera l’ingresso, il 18 novembre scorso, nella direzione tax del colosso mondiale dello streaming Netflix. Nel gruppo, il professionista guida l’area fiscale della divisione Public Policy, che si occupa delle aree del business (legal, competition e tax) che hanno ricadute nei rapporti istituzionali, con riporto diretto al vice president public policy Dean Garfield e al cfo del gruppo Spencer Neumann. «Dopo le esperienze nelle istituzioni e in studio, si tratta per me di una nuova sfida professionale…»

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Gennaro Di Vittorio

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