Dla Piper: retail, leadership femminile in un’azienda su tre 

Lo studio legale Dla Piper e Green Park – realtà dedicata alla consulenza per profili executive e di interim management – hanno diffuso il report The Retail Leadership 700, focalizzato sulle problematiche legate alla diversity ai vertici delle maggiori aziende di retail in US, UK e Unione Europea.

Realizzato tra febbraio e aprile 2019 su un campione di 697 personalità in ruoli chiave nelle principali aziende di retail, lo studio evidenzia come il problema della diversity possa avere in futuro delle dirette conseguenze su produttività e profitto. I dati, raccolti grazie anche alla collaborazione con il World Retail Congress, sottolineano che in un mercato sempre più competitivo, i retailer rischiano di perdere una quota crescente di consumatori e di non dare risalto ai dipendenti più promettenti.

Dal report emerge che nelle 30 aziende più importanti di Regno Unito, Usa ed Europa, gli uomini bianchi sono prevalenti nelle posizioni di leadership. Scorrendo le 700 referenze, il 67% occupa ruoli di leadership in Usa e il 72% nell’Unione Europea e Regno Unito. Le donne ai vertici sono il 26% in Usa, il 27% nel Regno Unito e nell’Unione Europea.

Le donne e le minoranze ricoprono in prevalenza il ruolo di non executive directors. Sono solo 70 le executive directors e 17 bame (acronimo di black, asian minority ethnic) su un totale di 337. Le minoranze bame ricoprono il 3% delle posizioni di leadership in UK, il 13% in Usa e l’1% nelle aziende europee.

Guardando invece ai board, si nota una composizione ancora differente rispetto ai comitati esecutivi: le bame sono l’8% nei Board, ma solo il 5% nei comitati esecutivi. Le donne, invece, sono il 32% nel primo caso e il 21% nel secondo. C’è da dire che le aziende statunitensi rivelano una composizione etnicamente più variegata all’interno dei comitati esecutivi e nei board rispetto a quelle dell’Unione Europea e del Regno Unito, ma in ogni caso non rispecchiano ogni segmento della popolazione.

Da questi dati si evince che la leadership nelle aziende di retail è totalmente in contrasto con la composizione della platea di consumatori e senza un cambiamento radicale, entro il 2050, i board nel Regno Unito li rispecchieranno solo per il 15%, mentre in Usa per il 35%.

Il cambiamento etnico, culturale e religioso delle società occidentali ha un profondo impatto sulla vita dei consumatori, di qui la forte competizione per acquisire quote di mercato. I leader ai vertici delle aziende di retail, dunque, devono evolvere e comprendere motivazioni e abitudini comportamentali dei consumatori, soprattutto per far fronte alla pressione di stakeholder e gestori di fondi; per lo sviluppo e lancio di nuovi prodotti, in particolare, nel settore della moda e beni di largo consumo; e infine per la richiesta – soprattutto nel Regno Unito e US – di politiche sempre più efficaci in termini di pari opportunità, rappresentanza di genere, etnica e parità salariale, fattori che incidono sulla reputazione delle aziende.

«Il settore retail dovrà diversificare le proprie posizioni di leadership per venire incontro alla propria client base e il motivo non è soltanto etico. Maggiore vicinanza ai propri consumatori rende l’azienda capace di interpretarne meglio i bisogni e, con tutta probabilità, di incrementare le vendite. Dieci anni fa l’indice di sostenibilità di una società non era in grado di determinare le decisioni di acquisto dei consumatori. Adesso, le aziende retail si sono affrettate ad affermarsi come campioni di consumo responsabile, per attirare i millennials che entreranno in un periodo di picco di potere d’acquisto nel 2020. E’ possibile che la diversity sia il prossimo obiettivo», commenta Elena Varese, co-head sector consumer goods and retail di Dla Piper.

Gennaro Di Vittorio

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