Libera professione, quando i figli fanno la differenza

 

Un figlio non cambia la vostra vita professionale. Se siete il papà. Dopo la nascita del primo figlio l’80% dei professionisti continua a lavorare come prima e solo il 20% cerca di fare di meno in ufficio per contribuire alle esigenze della gestione familiare. Per la mamma, invece, è un po’ diverso. Se il 46% delle donne che ha scelto la libera professione continua a lavorare come in passato, il 41% lavora meno per bilanciare vita privata e professionale, il 10% chiede un part time e il 2% lascia il lavoro.

Sono alcuni dei risultati della ricerca “La professione delle donne immaginata e reale” condotta da Mopi – l’associazione che riunisce le persone operanti o interessate all’area del marketing, della comunicazione e dell’organizzazione degli studi professionali – con la sponsorship di Kroll, Laderchi & Partners, Paris & Bold, Whiters e Hub.Itat e la media partnership di inhousecommunity.it.

Lo studio, che raccoglie oltre 400 questionari compilati da libero professionisti di sesso maschile e femminile, «fotografa la situazione del gender balance nelle professioni – una tematica che si affronta spesso quando si parla di aziende, soprattutto se quotate, ma che difficilmente si analizza quando si parla di professioni ordinistiche (quali quella del commercialista, del notaio, dell’avvocato, del medico, dell’architetto, ecc.). Il sondaggio è stato condotto di pari passo a un’indagine all’interno delle scuole superiori di Milano che mirava a capire come i giovani immaginano la professione e la loro futura vita di coppia e come, invece, queste si rispecchiano nella realtà di oggi», racconta a MAG Gaia Francieri, vicepresidente e segretaria di Mopi.

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Gennaro Di Vittorio

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