Diversità in azienda: un’istantanea italiana

 

Donne, under 30 e disabili. Sono i primi tre target delle aziende italiane che sviluppano programmi di diversità e inclusione. Poco interesse suscitano invece i lavoratori più senior (over 55).

A rivelarlo è l’indagine “Diversity & Inclusion” condotta nel periodo marzo-ottobre 2018 da ISTUD e Wise Growth e che ha coinvolto 55 aziende di grandi dimensioni (mediamente con 7400 dipendenti e nel 68% dei casi controllate di multinazionali straniere), e di settori diversi. La ricerca, presentata il 13 novembre scorso a Milano, fotografa la diversità nelle aziende italiane, analizzando le misure intraprese, le strategie adottate per sensibilizzare il management su queste tematiche, la formalizzazione dell’impegno, gli obiettivi, e le sfide maggiori dei prossimi cinque anni.

Andiamo per ordine. Tra le misure più gettonate spiccano la flessibilità e lo smart working, messe in campo dal 76% del campione intervistato. Seguono: per il 58% il networking finalizzato a condividere le conoscenze con altre realtà aziendali; per il 55% i programmi di empowerment; per il 53% sia le attività di mentoring che gli interventi di supporto alla maternità; per il 16% la tutela dell’orientamento sessuale; per il 5% dell’inclusione dei lavoratori poco qualificati. Nessuna delle società intervistate ha valorizzato invece la diversità religiosa.

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Gennaro Di Vittorio

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