I general counsel entrano negli studi legali. Ma porteranno anche lì il loro valore aggiunto?
La notizia della settimana è, senza ombra di dubbio alcuna, l’ingresso, per la prima volta in assoluto sul territorio italiano, di un giurista d’impresa all’interno di uno studio legale. A inizio settimana, infatti, lo studio Chiomenti ha annunciato l’istituzione del ruolo del general counsel (clicca qui per leggere la news dedicata).
Una mossa interessante per diversi aspetti. Primo fra tutti la possibilità che possa aprire un nuovo mercato anche nel nostro Paese. Le esigenze menzionate nella comunicazione dello studio alla stampa – ovvero la gestione delle funzioni di compliance e legali interne – del resto, sono comuni anche ad altre insegne di grandi dimensioni che operano sullo Stivale.
Sarà poi curioso vedere se e come un legale tra legali, al di là della gestione delle singole attività operative, riuscirà a svolgere la vera funzione del general counsel, quella di consulente strategico strutturale nella creazione di valore e nello sviluppo di nuove possibilità di business all’interno di una realtà professionale associata. Soprattutto considerando che, a dispetto di quanto accade in azienda, dove pure negli uffici legali più strutturati si rimane comunque una minoranza, in studio si ha il vantaggio di parlare esattamente la stessa lingua che si parla ai vertici.
Il suo apporto potrebbe rivelarsi, perché no, un ulteriore passo in avanti nel percorso di “aziendalizzazione degli studi professionali”. Del resto, se da una parte gli avvocati d’affari ci tengono a sottolineare che le organizzazioni in cui lavorano non sono delle aziende, dall’altra molti general counsel, da clienti, spesso lamentano proprio la ritrosia delle firm ad accettare che in realtà sono già delle aziende e a comportarsi come tali. La pretesa di offrire servizi professionali non commerciabili e quantificabili è un grosso limite nella relazione con le imprese, mi dicono infatti numerosi giuristi d’impresa, sottolineando che, al contrario, le big della consulenza sono riuscite ad adottare logiche commerciali più efficaci secondo i loro standard.
Ma attenzione, il general counsel di uno studio legale parla anche la stessa lingua del cliente, il giurista d’impresa. Un fattore che non va sottovalutato questo, perché potrebbe creare sinergie importanti. Il suo intervento potrebbe risultare utile, per esempio, ogni qualvolta l’interlocuzione riguardi un problema relativo alla relazione o richieda una visione neutra.
Un primo grande passo, con l’istituzione della figura in uno studio anche nel nostro Paese, è stato fatto. Vediamo adesso cosa succederà nei prossimi anni…