BDO Italia: il nuovo bilancio aumenta la trasparenza e la competitività delle aziende italiane

L’applicazione delle nuove regole in materia di bilancio può costituire un importante volano per la crescita delle aziende italiane e può aumentarne l’attrattività agli occhi dei potenziali investitori.

È quanto emerge da una ricerca di BDO Italia, parte del network internazionale di revisione contabile e consulenza alle imprese, in collaborazione con un team dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. Il nuovo bilancio dopo l’applicazione del D.lgs. 139/2015. Implicazioni teoriche ed evidenze empiriche è, infatti, un’analisi sugli effetti in Italia del recepimento della nuova Direttiva contabile europea nel processo di armonizzazione contabile dell’Unione Europea, entrata in vigore per i bilanci relativi all’anno 2016.

Dalla ricerca emerge, a livello generale, un aumento del grado di trasparenza e informazione dato dal bilancio societario. Un esempio su tutti, il potenziamento dello strumento del rendiconto finanziario: presentato dal 66% delle medie imprese per l’anno 2015, è salito al 98% dei casi (+32%) per l’anno 2016 grazie all’introduzione dei nuovi principi contabili. Per le grandi imprese, la quota del 92% per il 2015 si è trasformata in un 100% di casi per l’anno successivo. Anche i fatti di rilievo avvenuti dopo la chiusura sono indicati sempre di più nei bilanci stessi: omessi dal 24% delle medie imprese e dal 12% delle grandi imprese per l’anno 2015, mancano solo rispettivamente nel 4% e 6% dei casi per l’anno 2016.

«Le nuove direttive in materia di bilancio e i nuovi OIC stanno aumentando la quantità e la qualità delle informazioni che le nostre aziende forniscono ai loro stakeholder. Tutto questo si traduce in una maggiore trasparenza nei confronti dei potenziali investitori, nazionali e internazionali, che può di fatto aumentare la competitività e il potenziale di crescita delle nostre imprese di talento», ha commentato Stefano Bianchi (nella foto), partner di BDO Italia e coordinatore della ricerca insieme alla professoressa Michela Cordazzo dell’Università Ca’ Foscari di Venezia.

La ricerca si è concentrata sul bilancio di esercizio di un campione di 250 imprese, selezionate sulla base dei ricavi di vendita e delle prestazioni e totale attivo. Sono state escluse imprese dei settori assicurativo, bancario e finanziario. Al campione si sono aggiunte le 24 aziende quotate al mercato AIM – Italia a luglio 2017, escluse società appartenenti settori finanziario, assicurativo e bancario.

«Dalla nostra ricerca emergono altri elementi piuttosto interessanti in relazione alle nostre imprese. Per quanto riguarda il costo ammortizzato per la valutazione dei crediti, dei debiti e dei titoli immobilizzati, si tratta di un fattore ancora poco applicato e scelto solo dal 10% delle aziende del campione – ha spiegato Bianchi. – Gli strumenti derivati, inoltre, pur facendo la loro comparsa nei bilanci 2016, sono ad oggi utilizzati solo dal 25,5% delle imprese italiane, nella maggioranza dei casi grandi imprese. La normativa appare quindi particolarmente innovativa e piena di nuove possibilità, ma le aziende nazionali dimostrano di dover ancora metabolizzare i nuovi principi contabili al fine di comprenderne appieno le potenzialità.»

Gennaro Di Vittorio

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