E “anche” in house le donne guadagnano meno degli uomini…
Il problema del divario retributivo di genere interessa “anche” il mondo in house. E dico “anche” perché su MAG numero 96 (scarica gratis la tua copia se non lo hai ancora fatto) abbiamo presentato i dati della disparità che riguardano la libera professione.
Un giurista d’impresa uomo, infatti, guadagna il 26% in più rispetto a una collega donna.
A rivelarlo è il report “Patterns in Legal Spend” realizzato da Acritas e Sharplegal, che ha condotto interviste su più di 2,000 senior legal counsel operanti in grandi multinazionali, con fatturati annui superiori a un miliardo, attive in diversi settori industriali e Paesi.
Le giuriste, emerge dalla ricerca, sono penalizzate proprio ai livelli più alti della seniority, attorno ai 50 anni, e lavorano nei comparti generalmente meno remunerativi, quali tecnologia, media, telecomunicazioni e pubblica amministrazione. Energetico e farmaceutico, i settori che pagano di più, sono quasi solo appannaggio dei colleghi maschi.
A guardare i dati Acritas e Sharplegal, gli Stati Uniti sono l’unico Paese al mondo in cui non esiste alcuna differenza retributiva legata al genere (almeno nelle direzioni affari legali). Per il resto, nessuna geografia è esclusa. E “anche” in house le donne guadagnano meno degli uomini.
È vero, il divario retributivo è una realtà che supera i confini e gli ambiti professionali. Ma, da donna, è davvero sconfortante che riguardi “anche” l’avvocatura. Proprio il mestiere che, nascendo dall’ideale di giustizia, dovrebbe garantire uguaglianza ed equità…