Gli inhouse di Edison con Cleary e Bruti Liberati per l’annullamento di 58 mln di sanzione

Cleary Gottlieb, con gli avvocati Mario Siragusa, Matteo Beretta e Pietro Merlino, coadiuvati dall’associate Fabio Cannizzaro, ha ottenuto, unitamente al prof. Eugenio Bruti Liberati, la conferma da parte della Corte di Giustizia della sentenza di primo grado del Tribunale che aveva annullato la decisione del 2006 con cui la Commissione europea aveva comminato a Edison una sanzione di oltre 58 milioni di euro. Del team di legali interni di Edison che hanno lavorato sul caso hanno fatto parte il General Counsel Piergiuseppe Biandrino (in foto) e gli avvocati Rafael Salto Alemany e Francesco Avesani. Si tratta dei uno dei pochissimi casi di annullamento definitivo di una decisione antitrust della Commissione sul punto dell’imputabilità alla controllante dell’infrazione commessa dalla controllata. La sanzione era infatti stata comminata in relazione alla partecipazione dell’allora controllata al 100% Ausimont (successivamente acquistata da Solvay e ridenominata Solvay Solexis) ad un cartello tra i produttori di perossido di idrogeno e perborato di sodio. La Commissione aveva condannato Edison perché, durante il periodo dell’infrazione, essa deteneva indirettamente l’intero capitale di Ausimont. In tali circostanze, la giurisprudenza delle corti comunitarie consente alla Commissione di presumere che la società controllata non agisca in modo autonomo sul mercato, ma sia soggetta all’influenza determinante della società madre, che può quindi essere ritenuta responsabile in solido dell’infrazione commessa dalla controllata. La società madre può vincere tale presunzione fornendo prova contraria. Con sentenza del giugno 2011, il Tribunale aveva annullato la decisione nei confronti Edison, stabilendo che la Commissione non aveva adeguatamente motivato l’imputazione in capo ad Edison della responsabilità per l’infrazione commessa dall’allora controllata Ausimont. In particolare, la Commissione avrebbe dovuto prendere posizione sugli elementi addotti da Edison per dimostrare che – nonostante la partecipazione totalitaria al capitale di Ausimont – essa non esercitava un’influenza determinante sulle politiche commerciali della controllata, anche alla luce del fatto che tali elementi erano effettivamente rilevanti a tal fine. Con sentenza del 5 dicembre 2013, la Corte di Giustizia ha rigettato l’appello della Commissione, confermando la sentenza del Tribunale e condannando la Commissione al pagamento delle spese processuali. In particolare, accogliendo gli argomenti di Edison, la Corte ha ribadito che, nel caso in cui una società madre sia ritenuta responsabile di un illecito antitrust commesso da una controllata esclusivamente in base alla presunzione di influenza determinante derivante dalla partecipazione totalitaria al capitale sociale, la Commissione è tenuta ad esporre in modo adeguato i motivi per cui gli elementi avanzati dalla controllante per vincere la presunzione non sono sufficienti a tal fine. Ciò discende dalla natura relativa della presunzione in questione che, altrimenti, verrebbe resa, di fatto, assoluta.

 

 

Gennaro Di Vittorio

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