Se gli in house reggono il timone la litigation non naufraga

All’inizio dell’anno la società di advisory CEB ha riunito 20 legali dell’area contenzioso di alcune tra le più grandi aziende per discutere quale sia il modo migliore per gestire le litigation. Dal confronto – come riposta Corporate Counsel – è emerso un dato significativo: il contenzioso societario soffre di una grande mancanza di leadership. Sembra infatti che, quando il contenzioso va male, la causa sia l’incapacità degli in house di reggere le redini della controversia e il conseguente atteggiamento poco proattivo e responsabile dei consulenti esterni.

Gli avvocati in house delle maggiori imprese hanno rivelato, infatti, di aver avuto più di un problema con l’atteggiamento tenuto dai loro consulenti esterni. Tra le critiche mossegli ci sono, ad esempio, il fatto di utilizzare un affroccio stereotipato che non sempre si adatta al tipo di business aziendale, l’eccessivo ottimisto sull’esito del contenzioso e la mancanza di vera motivazione a tirare fuori dai guai l’azienda. I legali d’impresa hanno quindi ammesso di sentire di non avere il pieno controllo delle litigation e ancor meno dei loro fonitori di servizi legali.

Il prezzo orario non è tutto: secondo CEB, gli in house dovrebbero iniziare ad accordarsi con i consulenti esterni non solo sul prezzo della prestazione ma anche sull’atteggiamento complessivo da tenere. Dallo studio emerge che molti dipartimenti in house fanno molta attenzione al prezzo su base oraria degli studi legali a cui danno il mandato ma non tengono in considerazione il costo totale della prestazione, anche in termini di risultati. La soluzione proposta da CEB è quella di sostituire il pagamento su base oraria con un contratto fisso e poi, nel caso di risultato positivo, introdurre degli eventuali bonus. “Un metodo sicuro per avere il controllo della litigation”.

Monitorare le prestazioni: spesso quando uno studio legale esterno ottiene il mandato la sua “fame” si placa e diminuisce anche la disponibilità ad ascoltare davvero le richieste e le esigenze del cliente. Il consiglio che CEB da agli in house è quello di comportarsi come dei qualsiasi acquirenti di un servizio. “Questo significa chiarire ai fornitori le proprie aspettative, monitorare le prestazioni fornite, chiedere continui feedback e fare pressioni per la puntualità nella consegna del lavoro”.

L’importanza del “dopo”: Dedicare del tempo, al termine della controversia, per valutare e verificare, assieme ai propri consulenti esterni, com’è andata la litigation può sembrare inutile ma, avverte CEB, non lo è affatto. “Gli in house e gli studi legali devono incontrarsi al termine del contenzioso per fare il punto su quello che ognuno ha imparato da quell’esperienza”. La ricerca ha infatti evidenziato che le aziende che utilizzano questo metodo sanno valutare meglio l’atteggiamento da tenere nelle litigation future e riescono ad evitare di commettere sempre gli stessi errori. Infine, mettere in evidenza fin da subito che ci sarà un confronto al termine dell’operazione, mette il dipartimento in house in una posizione di controllo e costringe lo studio legale ad essere più cauto nelle previsioni.

 

Gennaro Di Vittorio

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