Gnammo lancia il codice etico partecipato

Fare sharing economy significa percorrere strade mai battute, avventurarsi attraverso terre di cui non si conoscono bene i confini e nemmeno le insidie. E il rischio è spesso quello di scontrarsi con fraintendimenti, soprattutto dal punto di vista legislativo. Per questo motivo Gnammo, il più grande portale italiano di social eating, lancia il suo codice etico partecipato per regolamentare l’attività degli utenti sulla piattaforma www.gnammo.com.

Il sito, che permette a chiunque di organizzare cene e altri “eventi food” in casa propria, rientra nel fenomeno del social eating. Un tema che negli ultimi mesi è stato oggetto di particolari attenzioni anche da parte del ministero dello Sviluppo economico (Mise) che, in un parere pronunciato lo scorso aprile, ha equiparato questa attività a quelle di somministrazione di cibi e bevande. In pratica dei veri e propri ristoranti che, come tutti gli altri esercizi pubblici, sarebbero perciò obbligati a rispettare una serie di norme e protocolli tra cui la Segnalazione certificata d’inizio attività (Scia).

“La mancanza di una normativa chiara di riferimento e l’esplosione del fenomeno della sharing economy a livello globale hanno creato un corto circuito che ha confuso molti” si legge nel comunicato stampa diffuso dall’azienda. Gnammo è perciò corsa ai ripari creando “un codice etico che stabilisce le modalità di comportamento che gli utenti della piattaforma (i cosiddetti Gnammers) si impegnano a rispettare nell’organizzazione e nella gestione degli eventi casalinghi” si legge ancora nella nota per la stampa. L’azienda è stata seguita fin dall’inizio dall’avvocato Marco Ciurcina che li ha aiutati ad adattare la loro idea iniziale alle normative vigenti e li ha supportati anche nella redazione del codice etico.

L’intento di Gnammo è ora soprattutto quello di distinguere chiaramente gli eventi di social eating da quelli di home restaurant. “Il social eating corrisponde a eventi tra amici, saltuari, riservati a chi ha prenotato ed è stato accettato dal cuoco e senza organizzazione imprenditoriale, il cui scopo è esclusivamente quello della socialità”. Per questo tipo di cene l’azienda non chiede il rispetto delle normative previste per i ristoratori tradizionali perché “devono restare di libero svolgimento pur mantenendosi nell’ambito della regolarità dal punto di vista fiscale, cosa resa possibile dal funzionamento stesso di Gnammo che prevede pagamenti esclusivamenti online e dunque tracciati”. 

Per quanto riguarda invece l’attività di home restaurant – che vengono definiti come “realtà che organizzano eventi con regolarità, e adoperandosi affinchè anche il rendiconto economico abbia valenza importante” – Gnammo prevede, nel nuovo codice etico, che seguano tutte le normative “a protezione del modello stesso e dei consumatori, evitando che si creino nuovamente fraintendimenti che penalizzano l’iniziativa dei singoli cittadini, sia essa imprenditoriale che di puro scopo sociale”.

Il codice etico è disponibile sul sito dell’azienda ed è aperto ai contributi e ai commenti di tutti gli utenti e anche dei cittadini non iscritti alla piattaforma.

 

 

 

 

Gennaro Di Vittorio

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