BlaBlaCar: la sharing economy che piace alla legge
BlaBlaCar è una delle tante aziende che compongono l’universo dai confini spesso poco definiti della cosiddetta sharing economy. Per la precisione, si tratta di una community che si occupa di ride sharing. La piattaforma mette, cioè, in contatto automobilisti con posti liberi a bordo e passeggeri che desiderano viaggiare nella stessa direzione, permettendo loro di condividere spese di benzina e pedaggio. Attivo in 19 Paesi (Belgio, Croazia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Lussemburgo, Italia, India, Messico, Olanda, Polonia, Portogallo, Romania, Russia, Serbia, Spagna, Turchia, Ucraina e Ungheria) il servizio conta oltre 20 milioni di utenti. Abbiamo intervistato Andrea Saviane, country manager per Italia da settembre 2014. Appassionato di fenomeni sociali legati all’evoluzione tecnologica, Saviane è un forte sostenitore della sharing economy come elemento portante dell’innovazione sociale. Con lui abbiamo cercato di capire quali sono gli aspetti legali più delicati per l’azienda e qual è il loro rapporto con il legislatore.
Come vi tutelate dal punto di vista legale?
Quando Blablacar ha deciso di avviare la propria attività in Italia abbiamo, ovviamente, verificato che non ci fossero profili di illegalità rispetto alla normativa in vigore nel nostro Paese.
Avete un legale interno per BlaBlaCar Italia?
No. L’unico dipartimento legale di BlaBlaCar è quello che lavora nella sede centrale in Francia. Noi abbiamo fatto ricorso, di tanto in tanto, alla consulenza di uno studio legale. L’Associazione nazionale trasporto viaggiatori (Anav) vi ha accusati di concorrenza sleale e mancanza di sicurezza. Come avete risposto? Ci tengo a precisare che l’affermazione di Anav è stata rilasciata in modo informale e quindi non si tratta di un procedimento formale nei nostri confronti. In ogni caso queste parole non tengono conto della particolarità di BlaBlaCar. Noi non siamo un’operatore di trasporto ma ci limitiamo ad agevolare accordi informali tra privati. Di conseguenza è difficile ricondurre a concorrenza sleale l’attività di BlaBlaCar, altrimenti lo sarebbero tutti i passaggi tra privati cittadini che si mettono d’accordo per dividere carburante e costo del pedaggio autostradale.
E per quanto riguarda l’accusa di mancata sicurezza?
La sicurezza è un tema a cui da sempre BlaBlaCar ha dato molta attenzione. Lo dimostra, ad esempio, il sistema di feedback che consente a ogni passeggero di recensire il conducente o il passeggero. In questo modo la community stessa contribuisce alla sicurezza del servizio dicendo chi è un bravo conducente e chi no, e il sistema di feedback assume anche un ruolo di incentivo a mantenere un comportamento impeccabile. Inoltre di recente abbiamo realizzato una ricerca in 10 nazioni da cui è emerso che il ride sharing ha un effetto positivo sulla sicurezza alla guida. Per fare solo un esempio: il 75% dei conducenti BlaBlaCar dichiara che il ride sharing li obbliga a rispettare accuratamente le regole della strada. Mentre l’84% sostiene che avere passeggeri a bordo li aiuta e rimanere completamente svegli e reattivi al volante.
Oltre alle critiche di Anav, avete avuto altri problemi sul fronte legale?
No. Non c’è stato nessun altro problema o lamentela.
E negli altri Paesi in cui siete operativi?
Nessuno. Anzi, nei Paesi in cui siamo presenti da più tempo abbiamo forti rapporti con le istituzioni. Il nostro presidente e fondatore, Frédéric Mazzella, ha anche incontrato più volte il presidente francesce Francois Hollande.
Secondo voi la legislazione italiana è adeguata alle innovazioni di cui è portatrice la sharing economy?
Dal nostro punto di vista sì. La nostra attività si inserisce nella fattispecie giuridica del trasporto di cortesia che in Italia è riconosciuta e normata. Inoltre c’è il decreto ministeriale sulla mobilità sostenibile del 27/3/98 che incentiva il car pooling per i suoi benefici sulla mobilità e sull’ambiente.
Avete avuto rapporti con il legislatore in materia di trasporti?
Ci siamo incontrati più volte con l’Autorità di regolamentazione dei trasporti e abbiamo avuto contatti con i relatori di due disegni di legge che si propongono di regolamentare ulteriormente il car pooling.
Di cosa si tratta?
Questi due disegni puntano, in modi diversi, a chiarire la differenza tra il car pooling e, invece, le altre attività remunerate di trasporto passeggeri. Una proposta è quella dell’onorevole Dell’Orco, ora passata al deputato Mauri del Pd che contiene persino degli incentivi per chi si dedica a queste attività. L’altra è invece quella dell’onorevole Catalano di Scelta civica per l’Italia.
Come siete visti dalle Istituzioni del nostro Paese?
Le istituzioni si sono dimostrate ben disposte nei nostri confronti. Uno dei motivi è che il nostro servizio ha, in un certo senso, un’utilità sociale. I nostri conducenti offrono passaggi anche in tratte che non sono servite da nessun operatore pubblico e per coprire le quali lo Stato dovrebbe fare investimenti antieconomici.
Secondo lei perché altre aziende che rientrano nella cosiddetta sharing economy stanno incontrando così tanti problemi con la legislazione del nostro Paese?
Noi non possiamo esprimerci per gli altri operatori ma sicuramente uno dei problemi è che è molto difficile far capire che cos’è sharing economy e che cosa non lo è. BlaBlaCar da questo punto di vista non opera in una zona grigia e i nostri utilizzatori non perseguono alcun intento di business. Ma può succedere che un vostro utente cerchi di trasformare questa attività in un vero lavoro.
Come vi comportate?
Per questo rischio abbiamo un’antidoto: imponiamo una soglia di prezzo massima che è, tra l’altro, molto inferiore al costo chilomentrico Aci. Questa regola funge da deterrente. Inoltre lavoriamo molto sull’educazione e sulla prevenzione parlando sempre di “risparmio” e non di “guadagno”. Infine se riceviamo delle segnalazioni di utenti che hanno comportamenti di questo tipo li estromettiamo dalla community.
E che succede se ci sono delle divergenze tra utenti?
In genere raccogliamo le segnalazioni e poi aiutiamo gli utenti a trovare un accordo attraverso il supporto di un team di Parigi che è specilizzato in gestione delle controversie all’interno delle community. Di recente avete iniziato a introdurre, anche in Italia, la prenotazione dei posti. Con questo nuovo sistema, una percentuale del prezzo totale andrà a BlaBlaCar per le spese di prenotazione.
Cambierà qualcosa sul fronte della responsabilità legale per la vostra azienda?
No. La commissione serve solo per remunerare l’intermediazione. BlaBlaCar Italia è attiva da ben 3 anni in maniera gratutita. Oggi abbiamo introdotto, come è già avvenuto in molti altri Paesi in cui operiamo, una quota minima sul costo del viaggio per iniziare a rientrare dell’investimento che abbiamo fatto. Per quanto riguarda la responsabilità questa rimane completamente a carico di chi concretamente realizza il passaggio. Continuano perciò a ricadere sul conducente tutte le responsabilità legali e assicurative.
Non temete che questo costo aggiuntivo disincentivi gli utenti?
Stiamo testando questo nuovo sistema nel Nord Ovest (Valle D’Aosta, Piemonte, Liguria e Lombardia occidentale) e in Toscana e per il momento sta andando molto bene. Per fare solo un esempio, nella tratta Milano-Genova il traffico è già notevolmente aumentato. E il motivo è che questo sistema facilita ulteriormente l’organizzazione dei viaggi in auto condivisi e garantisce importanti vantaggi sia ai passeggeri che ai conducenti. A questi sarà, ad esempio, garantito il rimborso del viaggio anche per gli annullamenti last minute. Una misura che all’estero ha determinato un crollo degli annullamenti dei viaggi. Mentre i passeggeri potranno verificare chi sono gli altri viaggiatori. Tutto questo aumenta la fiducia tra gli utenti della community.