Più donne, meno pagate e con responsabilità su più Paesi

Parità di genere nel mondo in house? Certo che sì! Sembra infatti – come riporta Corporate Counsel – che tra i general counsel si sia finalmente chiuso lo storico divario tra uomini e donne. I dati raccolti da Association of Corporate Counsel nel Censimento 2015 mostrano infatti che quasi la metà dei 5.000 giuristi d’impresa sono di sesso femminile. 

“È una notizia entusiasmante”, ha affermato Veta Richardson, presidente e Ceo di Acc. “Penso che negli ultimi anni ci sia stata una crescita fenomenale. Basti pensare che ancora nel 2011 le donne nelle posizioni di vertice nei team in house erano solo il 41%”. 

Nonostante questi dati incoraggianti, nel mondo delle in house donne c’è però ancora qualcosa che non va: “La notizia deludente è che, nonostante tutti i progressi professionali che le donne stanno facendo, continuano a guadagnare meno dei colleghi uomini che occupano le stesse posizioni”. Il 69% delle avvocate intervistate per il report, ha infatti dichiarato di guadagnare meno di 200.000 dollari l’anno, mentre solo il 56 per cento degli uomini è sceso sotto questa soglia di compenso.

Lo studio ha inoltre analizzato altri aspetti della professione in house come, ad esempio, il ricorso ai consulenti esterni. “Fino a quattro anni fa – si legge – si affidavano mandati esterni soprattutto per gestire problemi di fallimento, contenziosi con i creditori e controversie di carattere regolatorio. Oggi, di fianco ai contenziosi, stanno crescendo le rischieste di consulenza in materia giuslavoristica e di proprietà intellettuale”. Secondo Richardson: “Questo è il segnale che l’economia sta davvero migliorando”.  

Il censimento, che ha riguardato 73 paesi, ha evidenziato alcune differenze significative, anche dal punto di vista della soddisfazione personale. Spagna e Israele, ad esempio, hanno avuto il maggior numero di intervistati che si sono detti soddisfatti del loro lavoro. Gli avvocati in house meno felici sono invece quelli di Singapore e del Brasile.

Dal report è infine emerso che:

• Circa il 17% degli intervistati appartiene a una minoranza. Un dato in aumento rispetto al circa il 12% del 2011.

• Gli in house che lavorano nel settore farmaceutico e in quello della difesa guadagnano gli stipendi più alti, mentre i legali d’azienda che operano nel settore educativo, dei servizi di ricerca e sviluppo e in associazione di categoria sono quelli con i salari più bassi.

• Rispettare le leggi sulla privacy, la sicurezza informatica e contrastare la corruzione sono considerate, dai legali in house, le sfide più grandi e anche più difficili.

• Quasi due terzi dei legali d’azienda intervistati ha responsabilità e competenza su più Paesi in cui operano le loro aziende. 

 

 

Gennaro Di Vittorio

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