Dirigenti in esubero: così UniCredit fa da apripista

È un accordo unico nel suo genere quello siglato tra UniCredit e i sindacati per l’esubero di 470 dirigenti, quasi un terzo di quelli presenti nell’istituto di credito. Si tratta della prima operazione di queste dimensioni dopo che il nostro Paese, nel novembre 2014, ha incluso anche i dirigenti nella normativa sui licenziamenti collettivi (legge n. 223/1991).

Una norma che non prevede incentivi ma solo un accordo tra le parti per definire il criterio di uscita e che UniCredit e sindacati hanno perciò provato a evitare con un piano alternativo. Le parti sociali hanno, infatti, lavorato di concerto con l’azienda – rappresentata da Emanuele Recchia, head of industrial relations, labour policies e hr services, e Gianni Robaldo, responsabile per l’Italia delle relazioni sindacali di gruppo – per raggiungere un’intesa sulla riduzione del numero dei dirigenti entro il 2018.

Si tratta, come anticipato, di 470 uscite che erano già state annunciate dalla società lo scorso novembre e che la banca ha provato a gestire in maniera innovativa. «Abbiamo scelto un percorso condiviso e anticipatorio rispetto alla legge 223. In pratica abbiamo cercato di raggiungere un accordo con i sindacati che precedesse l’applicazione della legge – e quindi dei licenziamenti collettivi – in modo da riuscire a garantire tutele maggiori rispetto a quelle offerte dalla norma», spiega a MAG Emanuele Recchia.

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Gennaro Di Vittorio

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