Comunicare la diversity
«L’anno scorso, per la prima volta, abbiamo comunicato all’esterno i dati demografici dei nostri dipendenti, anche se la diversity è da sempre una priorità per noi», scrive il ceo di Apple, Tim Cook. L’azienda statunitense, a partire dal 2014, ha infatti deciso di rendere pubblici, sul proprio sito web, i dati relativi alla diversity dei dipendenti. Andando all’indirizzo http://www.apple.com/diversity/ si può così vedere quanti sono lavoratori donne e uomini e come sono rappresentate le varie etnie.
La linea di condotta di Apple è solo un esempio di come si possa affrontare il tema della diversity dal punto di vista della comunicazione aziendale. Una comunicazione che, nel caso dell’azienda fondata da Steve Jobs, tenta di essere il più possibile chiara e inclusiva. Ma cosa succede in Italia? Abbiamo preso in considerazioni tre multinazionali per tentare di dare un’idea di quello che accade qui.
La prima società che abbiamo preso in esame è stata Ferrero. La multinazionale dolciaria riporta i dati sulla composizione della propria forza lavoro all’interno corporate social responsibility. Qui è possibile verificare la percentuale di uomini e donne impiegati ma non vengono forniti dati dettagliati sul numero di dipendenti appartenenti alle “più di 100 nazionalità” che lavorano in azienda.
Altra multinazionale italiana è Eni. La società dedica molto spazio all’interno del proprio sito alle iniziative e ai dati sulla parità di genere, mentre trascura di fornire dati altrettanto dettagliati sugli altri aspetti legati alla diversity pur precisando che: “At Eni there are no differences of race, gender, religion, nationality, political opinion, sexual orientation, social status or age”.
Ultimo caso è quello di Luxottica. L’azienda dedica alla diversity una sezione della pagina “Le persone e l’ambiente”. Qui si può leggere: “I nostri colleghi provengono da tutte le aree del mondo e dalle più differenti culture”, ma non vengono forniti dati. Per quanto riguarda invece l’impegno per la parità di genere, Luxottica segnala la sua partecipazione a Valore D ma, anche in questo caso, non riporta percentuali sulla presenza di donne in azienda.
Insomma, nelle multinazionali di casa nostra si nota una crescente attenzione al tema. Ma di sicuro sarebbe possibile fare di più.