Quaini: «La mia scommessa si chiama Alitalia»

Meno cinque. Il conto alla rovescia si avvicina al giorno zero: il 2 di ottobre, data in cui scade la possibilità di presentare un’offerta vincolante per Alitalia. Una volta scoperte le carte del mazzo partirà la fase di “negoziazione e/o miglioramento delle offerte vincolanti presentate” che si chiuderà entro il 5 novembre. Poi i commissari decideranno quale è la via migliore, oltre che la più percorribile per il futuro dell’ex compagnia di bandiera italiana.

Gli ultimi mesi, quelli dell’amministrazione straordinaria del gruppo hanno visto passare l’ufficio legale della società sotto la guida del group general counsel Paolo Quaini, salito al comando a luglio scorso. Classe 1970, Quaini ha alle spalle oltre 20 anni di carriera trascorsi alla guida di team legali di aziende di un certo calibro tra cui, in ordine temporale, Techint, Cementir Holding, Parmalat e OTB. «Ho avuto la fortuna di partecipare al risanamento di Parmalat, che è stato il secondo crac al mondo per dimensioni, da lì ho sviluppato sensibilità e interesse verso le missioni complicate. Mi piace misurarmi con le sfide. Il risanamento di Parmalat è stata una storia di successo, spero possa essere lo stesso per Alitalia». Così Quaini motiva a MAG la sua scelta di entrare nella squadra guidata dai commissari Luigi Gubitosi, Enrico Laghi e Stefano Paleari che sta lavorando a una soluzione per salvare la società.

Avvocato Quaini, nella pratica quotidiana cosa significa lavorare per un’azienda che si trova in una situazione di crisi?

Dal punto di vista del business l’attività non cambia molto nella misura in cui, come nel caso di Alitalia, durante l’amministrazione straordinaria l’esercizio dell’attività di impresa venga proseguito in continuità. La vera differenza è che, trovandosi l’azienda in una procedura concorsuale, ci si muove in un contesto estremamente regolamentato che vede coinvolti anche dei soggetti esterni: in primis i commissari e il comitato di sorveglianza, poi il tribunale fallimentare, e infine il Ministero dello Sviluppo Economico. Tutto questo fa sì che ci siano regole e iter formali da rispettare, istanze da formulare e autorizzazioni da richiedere.

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Gennaro Di Vittorio

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