Oltre i tecnicismi. Quali competenze per i giuristi d’impresa
Leadership e orientamento al business. Sono le due abilità che, oltre ovviamente a quelle tecnico-legali, i general counsel si aspettano dai membri del proprio team. Buone capacità di comunicazione e ascolto e di gestione dei progetti sono competenze cruciali per i legali d’azienda secondo più di due direttori affari legali su cinque.
Sono alcune delle non-legal skills richieste dai general counsel ai giuristi d’impresa e segnalate nella 2019 Chief Legal Officers Survey, condotta dalla Association of Corporate Counsel (ACC) – l’associazione internazionale dei giuristi d’impresa più grande al mondo che conta oltre 45mila membri ed è presente in 85 Paesi – che ha raccolto i feedback di 1.639 chief legal officer (clo) in 55 Paesi e di cui abbiamo parlato anche in questo articolo.
Seguono la capacità di relazionarsi con il top management (importante per il 38% dei rispondenti), le abilità oratorie (31%), l’intelligenza emotiva (29 %), le conoscenze finanziarie (28%) e le capacità tecniche (21%). Detto questo, la priorità di avere alcune competenze rispetto ad altre varia considerevolmente a seconda del settore in cui operano gli avvocati. In sostanza, per chi lavora nella ristorazione e nei servizi alberghieri la comunicazione (64%) è più importante che per chi opera nel settore delle costruzioni (39%).
Le novità, ovvero le abilità che vengono menzionate per la prima volta quest’anno dai clo, sono quelle che riguardano l’analisi e la visualizzazione dei dati e la sensibilità ai temi cross-culturali. Secondo ACC, questo «è indicativo del crescente interesse per le competenze legate ai big data necessarie per i processi decisionali e dello sviluppo di un sempre maggiore pensiero globale, fondamentale per le realtà che crescono a livello internazionale e si trovano a integrare aziende e forza lavoro multiculturale». Sicuramente è un segnale che le cose stanno cambiando e che nuove questioni rientrano nello spettro delle competenze degli uffici legali.
Quello che mi incuriosisce, però, è che pare che nessuno abbia menzionato l’importanza dell’aspetto relazionale con i consulenti esterni. Quella sinergia e “business partnership” di cui i legali d’azienda e del libero foro sentono tanto il bisogno (ne abbiamo parlato nell’ultimo articolo di copertina di MAG). Soprattutto alla luce dello sfidante contesto in cui si muove il mondo dei servizi legali di oggi che vede i legali d’impresa pressati dal mantra aziendale del ridurre i costi, e gli avvocati d’affari impegnati a trovare soluzioni per non “svendere” le proprie consulenze legali.
La coperta però è corta…
Voi che ne pensate?