Una legal counsel per il business targato Ferragni

Cosa vuol dire essere l’avvocato di un influencer? È la prima domanda che segna l’inizio di una lunga conversazione tra MAG e Rachele Perico, legal counsel di TBS Crew – The Blonde Salad. Il suo ruolo, in quanto giurista in house al servizio dell’azienda guidata dalla fashion blogger Chiara Ferragni, è infatti unico sul territorio italiano. Non ci sono altri legali che come lei lavorano all’interno di realtà nate attorno a queste personalità in ascesa.

Classe 1982, la giurista, che ha dedicato i primi dieci anni della sua carriera alla proprietà industriale e intellettuale lavorando negli studi SIB (oggi Spheriens), Rapisardi & Ginevra Avvocati Associati, Vanzetti & Associati e Orsingher Ortu, è arrivata in TBS Crew nel maggio 2016 per curare i diritti d’immagine di Chiara Ferragni e degli altri influencer rappresentati dall’azienda (le sorelle Valentina e Francesca Ferragni, la madre Marina Di Guardo e il truccatore Manuele Mameli).

«Mi occupo di tutti i tipi di contratti, da quelli per i post pubblicitari a quelli per la promozione di nuovi progetti e format come le classi di trucco “Beauty Bites”, di pareri e valutazioni di rischio, dell’e-commerce e sono di supporto in tutto quello che occorre. Non mi annoio mai. Lavorare in una società che si occupa di influencer marketing vuol dire avere a che fare con problemi continuamente nuovi, visto che l’attività è varia e perennemente in evoluzione», racconta Perico.

La peculiarità del suo lavoro sta nella tipologia del business dell’azienda che, dal punto di vista legale, muove i suoi passi su un terreno con pochi precedenti. «È un ambito nuovo, ma sarebbe scorretto parlare di vuoto normativo. Molti sostengono che in questa materia non ci siano regole, soprattutto a proposito di trasparenza dei messaggi pubblicitari. E invece la norma c’è (il Codice del Consumo) e c’è sempre stata, semplicemente è stata dettata per altre fattispecie, basta rifarsi a quella trovando le giuste analogie per questo specifico settore», spiega Perico.

Inoltre, aggiunge la professionista, molta chiarezza è stata fatta negli ultimi anni attraverso l’emanazione degli strumenti interpretativi per adattare la legge alle attività degli influencer come, la Digital Chart dell’Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria (IAP), le comunicazioni emanate dall’AGCM in Italia, e quelle delle autorità locali nei vari Paesi, tra cui le linee guida della Federal Trade Commission in America e quelle dell’Advertising Standard Authority in Inghilterra.

«Oggi siamo usciti da quella bolla che tra il 2013 e il 2015 faceva pensare che i social media fossero un regno dove tutto è permesso. Esistono delle regole precise e se non le si rispetta poi si deve fare i conti con le conseguenze negative che si traducono in sanzioni ingenti e danni reputazionali», chiarisce Perico.

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Gennaro Di Vittorio

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