Armanni di Furla contro le fabbriche cinesi che fabbricano borse false

18 mila borse modello Candy contraffate, 15 macchine da cucire per il valore totale di 1 milione di euro. È il risultato del ride amministrativo messo in atto contro alcune fabbriche cinesi nel distrotto di Baiyun nel Guangdong. 

L’operazione anticontraffazione è il risultato della collaborazione tra il dipartimento legale di Furla, capeggiato dall’avvocato Giorgia Armanni (nella foto), e dallo studio legale Squire Patton che assiste l’azienda nell’attività di ricerca per individuare le fabbriche che producono copie false delle borse del marchio bolognese.

La società – che proprio in questi giorni ha avviato il processo verso la quotazione attraverso un accordo con Tamburi investment partner per la sottoscrizione di un bond da 15 milioni – nel 2015 ha chiuso il fatturato a 339 milioni di euro, registarndo ricavi in crescita del 30%.

L’operazione costituisce un unicum nella lotta alla contraffazione condotta dalle imprese del lusso made in Italy, perché non colpisce dei siti di vendite online o dei domini web, ma i luoghi fisici in cui le borse false vengono prodotte. 

 

 

 

Gennaro Di Vittorio

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